(ASI) Si è chiusa ieri, sabato 30 luglio, a Haikou, nella provincia insulare di Hainan, la seconda edizione dell'Expo Internazionale Cinese dei Prodotti di Consumo (CICPE), la manifestazione lanciata nel 2021 dal Ministero del Commercio della Repubblica Popolare e dal Governo Popolare Provinciale di Hainan con l'obiettivo di incrementare il commercio estero nel settore dei beni di consumo di fascia alta.
A più di un anno di distanza dal debutto, i numeri di questa sei giorni - contro i quattro della prima edizione - hanno confermato il forte interesse internazionale per l'evento. L'area espositiva, ampliata da 80.000 a 100.000 metri quadri, ha infatti ospitato più di 2.800 brand locali ed esteri, contro i 2.628 della prima edizione. Gli oltre 1.600 marchi internazionali, provenienti da 61 tra Paesi e territori, tra cui l'Italia, hanno avuto a disposizione l'80% dello spazio fieristico. Aumentato anche il numero di buyer e professionisti presenti, saliti ad oltre 40.000 rispetto agli oltre 30.000 del 2021.
Come sottolineato dagli organizzatori, l'evento di quest'anno ha alzato il livello dell'esposizione in tre aspetti principali: un tema più distintivo, focalizzato sul target dei "prodotti e nuovi prodotti di alta qualità", per coinvolgere i brand di consumo più rinomati a livello mondiale; un maggior grado di internazionalizzazione; una presenza più significativa dei marchi di alta qualità nazionali con l'intenzione di incrementarne la conoscenza all'estero.
I settori coinvolti spaziavano dall'elettronica all'auto, dallo yacht all'orologeria, dalla gioielleria all'enogastronomia di fascia alta, sino ai prodotti sanitari. Degli oltre 100 eventi in cartello a margine del CICPE, la 2a Global Consumption Innovation & Duty-Free and Travel Retail Conference, svoltasi il 26 luglio, ha messo inoltre a confronto i brand leader di mercato e alcune importanti società di consulenza per cercare di sviluppare strategie innovative.
Sebbene il Paese ospite d'onore di questa edizione fosse la Francia, la Penisola ha giocato al meglio le proprie carte nel tentativo di sfruttare la ghiotta occasione per penetrare una zona di libero scambio in costruzione e ricca di opportunità come quella di Hainan. Un recentissimo report di Xinhua sottolinea come, durante la sei giorni di Haikou, sia stato possibile «assaggiare le diverse prelibatezze ed ammirare gli yacht di lusso» che le nostre aziende sono in grado di offrire, «senza bisogno di trasferirsi nel nostro Paese».
Durante i sei giorni della manifestazione, la Camera di Commercio Italia-Cina ha aperto agli ospiti le porte del suo padiglione, realizzato all'interno dell'area espositiva con il supporto di quattro dei soci aziendali - Carpigiani, VM Fine Wines, Piaggio e Delta Trade - ed altri tre soci potenziali: Neonato Felice, Nexus Asia Management Consulting (foodyi) e OREQUO.
In totale erano più di 70 i marchi italiani presenti al CICPE. Settori di punta del Belpaese quali cibo, vino, gioielleria, abbigliamento e nautica di lusso, hanno così "sfilato" nel suggestivo scenario tropicale dell'isola di Hainan, una delle mete turistiche più frequentate dell'Asia.
Raggiunto da Xinhua, Vincenzo Raffa, responsabile della Camera per la Cina meridionale, si è detto certo che le aziende italiane troveranno tantissime opportunità d'affari nella provincia di Hainan. «Il mercato di consumo cinese è inimmaginabile», ha osservato Raffa, che ha aggiunto: «È davvero enorme e per le imprese italiane intenzionate ad investire in Cina questo è il momento giusto, il momento giusto per investire nella Cina meridionale, in particolare a Hainan, grazie alla politica del porto franco».
La prima Zona Economica Speciale (ZES) provinciale fu introdotta nel 1988 ma, a seguito della riorganizzazione nazionale avviata nove anni fa, nel 2018 il governo ha lanciato un nuovo sistema per Hainan, che prevede l'integrazione tra la Zona di Libero Scambio e il Porto di Libero Scambio. Entro il 2025, l'intera Hainan sarà porto franco e godrà di un regime doganale indipendente, sfruttando la sua posizione strategica di hub verso il Sud-est asiatico.
La Cina è il secondo più grande mercato di consumo al mondo e il primo per commercio di beni. Lo scorso anno, le vendite al dettaglio dei beni di consumo hanno superato quota 6.380 miliardi di euro, mentre il volume del commercio estero di beni del Paese si è attestato al di sopra dei 5.660 miliardi di euro.
Stando ai dati della Farnesina, il 2021 ha segnato una ripresa non solo sul fronte del PIL ma anche e soprattutto dell'export, incluso quello verso la Cina, cresciuto del 22,1%, cioè ad un ritmo superiore rispetto all'import dal gigante asiatico (+19,4%).
Attraverso eventi fieristici di respiro internazionale come il CICPE di Hainan, il più consolidato CIIE di Shanghai o la storica WCIF di Chengdu, il governo cinese cerca di favorire l'import di prodotti esteri di fascia medio-alta per stimolare i consumi interni, da qualche anno vera forza motrice della crescita. Tra le misure fiscali orientate a questo proposito c'è, ad esempio, la riduzione delle tariffe dal 9,8% al 7,4%, operata tra il 2016 e il 2021, sulle importazioni di beni di consumo di alta qualità.
L'Italia, con le sue produzioni di eccellenza in numerosi settori, è una tra le economie avanzate potenzialmente più capaci di intercettare le esigenze di un mercato in così rapida ascesa. Basta solo non perdere il treno.
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia