(ASI) L'Europa sembra vivere il momento più difficile della sua esistenza. Le politiche economiche e i vari tentativi di egemonizzazione all'interno dell'Unione sembrerebbero allontanarsi dai principi fondamentali di collaborazione, mettendo in risalto, piuttosto, un carattere competitivo e speculativo fra gli Stati appartenenti.
Tale atteggiamento è stato dimostrato ad esempio, oltre dalle tante misure anti-crisi imposte da Bruxelles ai paesi euro, dalla guerra Libica dove gli interessi di alcuni paesi (francesi e inglesi soprattutto ndr.) hanno prevaricato quelli di altri paesi aderenti, tra cui, principalmente, quelli italiani.
Ma ecco nascere le prime e profonde divergenze: a differenza infatti dell'attivismo franco-tedesco che tenta di orientare le linee di scelta fondamentali per l'Europa, l'Inghilterra sembra diventare sempre più insofferente alle politiche di Bruxelles. Dopo il 'battibecco' tra Sarkozy e Cameron, avvenuto durante la bilaterale Londra-Parigi, dove il Premier inglese ha sostenuto l'idea di dare più libertà ai Paesi euro al fine di approvare o meno le misure per risanare l'economie dalla crisi del debito pubblico, l'attrito tra Gran Bretagna e Unione Europea diventa ancore più stridente. Ieri infatti a palazzo Westminster la minaccia degli inglesi di abbandonare l'Ue si è fatta concreta: il parlamento ha avanzato una mozione per proporre un referendum popolare al fine di un ipotetico abbandono dell'Unione.
"Non è questo il momento giusto per affrontare un referendum del genere- ha affermato Cameron- ma rimango convinto ed impegnato a limitare i poteri e le ingerenze che l'Unione europea impone ai suoi paesi".
Il Referendum avrebbe previsto tre opzioni per i cittadini inglesi: rimanere, uscire o svincolarsi dalle politiche economiche dell'Unione. Nonostante sia improbabile che la mozione venga approvata, grazie ai voti contrari dei laburisti e liberl-democratici, rappresenta un forte monito per Bruxelles ma soprattutto un sensibile ed ulteriore allontanamento dei conservatori verso le sue politiche.
Sarebbe pensabile uno slancio di 'sovranità popolare', come quello avanzato dagli inglesi, anche in Italia? Proprio quando i moniti e le ironie dell'Ue stanno mettendo l'Italia con le spalle al muro a causa delle sue politiche economiche, sarebbe immaginabile una mozione simile nel nostro parlamento? Difficile immaginare un referendum, o almeno una sua proposizione, nel nostro paese. Che la nostra Democrazia sia limitata, oppure interamente soggiogata alle logiche mondialiste?