(ASI) Alla fine sotto la pressione della piazza e con la comunità internazionale che suggerimento degli Usa continuava a gridare al golpe invocando nuove elezioni, Evo Morales si è dimesso.
Rischia così di chiudersi una delle esperienze politiche più longeve e costruttive dell’America indiolatina.
Costituzione alla mano, varata dallo stesso Morales, il presidente uscente non avrebbe potuto correre per il quarto mandato, anche se l Supremo Tribunale Elettorale (Tse) della Bolivia aveva dato il via libera riconoscendo nella possibilità di candidarsi un diritto inviolabile degli uomini.
Nonostante gli attacchi delle opposizioni e di parte della comunità elettorale Morales aveva poi vinto le presidenziali al primo turno quando per poche migliaia di voti aveva ottenuto più del 10% dei voti del secondo arrivato. Da lì erano iniziate le proteste di piazza delle opposizioni cui nei giorni scorsi si sono uniti anche settori operanti nell'area privata di agricoltura e miniere ed infine i vertici delle
forze armate e della polizia, nonostante l’annuncio di Morales di nuove elezioni.
Morales ha spiegato, in una breve dichiarazione che la decisione di dimettersi deriva “dall’obbligo di operare per la pace. Mi fa molto male che ci si scontri fra boliviani e che alcuni comitati civici e partiti che hanno perso le elezioni abbiano scatenato violenze ed aggressioni. È per questa ed altre ragioni che sto rinunciando al mio incarico inviando la mia lettera al Parlamento plurinazionale”.
Come spesso capita però le ragioni degli attacchi internazionali a Morales partono da lontano e poco o nulla hanno a che vedere con la democrazia.
Nei tanti anni passati al potere, a differenza di altri leader regionali, Morales non è mai stato accusato di essere un dittatore o di affamare il proprio popolo, anzi aveva sempre operato una forte redistribuzione del reddito. Ad inizio anno aveva anche annunciato un nuovo ambizioso progetto: fare del suo paese il primo produttore mondiale di litio.
Col senno di poi questo annuncio potrebbe anche aver avuto un ruolo decisivo negli attacchi degli ultimi giorni.
La Bolivia infatti detiene la metà delle riserve al mondo di questo materiale, ed il maggior sfruttamento delle miniere di Pascoli e Uyuni, nella regione di Potosì, e in quella di Coipasa, nell’Oruro, dovrebbero permettere a La Paz di diventare il primo esportatore al mondo di questo metallo garantendo nei prossimi tre anni profitti per circa un miliardo di dollari.
E perché la volontà di intensificare lo sfruttamento di questi giacimenti avrebbe comportato la caduta di Morales, da sempre considerato vicino alla Russia e ostile agli Usa? il litio è il più leggero degli elementi solidi, molto diffuso in natura sotto forma di composti; è usato in piccole quantità per la preparazione di leghe speciali, e in medicina, sotto forma di sali, nella cura della gotta e di altri disturbi, anche di tipo neuro-psichiatrico; il litio però è soprattutto indispensabile materia prima nella produzione di batterie per quei veicoli elettrici che entro dieci anni saranno un terzo del parco automobilistico mondiale, il litio è infatti chiamato “oro bianco” ed andrà a sostituire quindi il ben più noto “oro nero”.
Fabrizio Di Ernesto-Agenzia Stampa Italia