Election Day USA, l'aspetto ignorato da molti media italiani.  Guido G. Lombardi: Trump ha vinto, non ha perso.

In Missisippi il Partito Repubblicano ha stravinto.

In Kentucky non si può parlare di vera sconfitta.

In Virginia lo Stato è terribilmente corrotto, il Partito Repubblicano non si è presentato.

Alle Presidenziali i sondaggi dicono che vince Trump. Al momento.

TRUMP ASI copy copy copy(ASI) Alcuni giorni fa negli Stati Uniti si è celebrato l’Election Day, ciè una “Giornata elettorale”, in alcuni Stati degli USA. Molti giornali italiani, riportando gli esiti del confronto politico appena svolto,  hanno messo in risalto  la sconfitta di Trump. Ma è andata politicamente proprio così?  Per capire più in dettaglio cosa è realmente successo abbiamo interpellato negli Stati Uniti l' analista internazionale, nonché pubblicista*,  Guido George Lombardi.

Ci può spiegare cosa è veramente accaduto  all’Election Day di novembre? È corretto affermare che in questa votazione ha politicamente perso Trump?

È, al  100%, assolutamente  vero il contrario . Innanzitutto, in Missisippi il partito Repubblicano ha vinto tutto, quindi ha stravinto. Infatti,  in questo Stato ha conquistato il Governatore e tutte le  cariche importanti. 

Invece, l'unica cosa che in qualche modo può essere ritenuta una sconfitta, ma che in effetti non si è rivelata del tutto tale, riguarda il Governatore  del  Kentucky. Però, occorre considerare che  l'ex Governatore del Kentucky che si è ripresentato, Matt Bevin, partiva nettamente sfavorito.  Infatti.  era dato, solo due o tre settimane prima delle elezioni, al 18%,  in pratica, completamente fuori da qualsiasi competizione. Per cui, con solo il 18% in dote, anche il partito repubblicano lo aveva praticamente abbandonato, giudicando che con appena il 18% era praticamente impossibile arrivare al 51%.  Invece,  Donald Trump, è andato ugualmente in Kentucky a fare campagna elettorale per una settimana. È proprio grazie all'effetto-Trump che appoggiava  Matt Bevin che in una sola settimana il candidato repubblicano è passato dal 18%  al 48,8%. Mentre  l'altro, il democratico, che, alla vigilia, era il favoritissimo, accreditato con il  70%, per ora si dice che abbia vinto totalizzando il 49,2%.

Quindi, alla fine, la differenza è stata meno di un punto, cioè lo 0,4%. Questo minimo  distacco tra i due (si parla di soli 5,000 voti n.d.r.) fa si che ci sarà probabilmente un riconteggio. Tuttavia,  se il candidato  Matt Bevin dovesse perdere il ricorso anche dopo la verifica, in ogni caso è rilevante il fatto  che portare un candidato dal 18% al 49,8%, quindi ad un passo dal traguardo, ha del miracoloso. È come se in Italia un candidato che nelle elezioni – non so, in Emilia Romagna – in una zona completamente controllata da un certo partito,  grazie ad una sola settimana di campagna elettorale fosse riuscito a passare dal 18% al 48,8%: questo risultato sarebbe comunque da considerare una vittoria.

Invece in Virginia com'è andata?

In Virginia il partito Repubblicano ed anche Trump hanno deciso, praticamente, di abbandonare lo Stato.  Lo Stato della Virginia è terribilmente corrotto.  Purtroppo ci sono moltissimi interessi, in Virginia tra cui quelli di Bezos, cioè del padrone di Amazon,  il quale con il Washington Post spende, letteralmente,  centinaia di milioni; ma non solo lui, anche altri spendono molti milioni per controllare il Governo della Virginia.   Quindi, il Partito Repubblicano ha deciso che, in quella zona lì, non vale neanche la pena di andare ad investire soldi nel tentativo di conquistare  la Virginia, preferendo dare battaglia in altri Stati.

Nell'immediato ci sono altre elezioni in vista?  Qual è l’attuale situazione politica negli USA, tenendo conto che tra un anno si voterà per le Presidenziali?

Per quanto riguarda i miei sondaggi e la maggior parte dei sondaggi, diciamo, neutrali – non quelli delle maggiori televisioni, ma quelli neutrali o delle piccole televisioni,  tutti danno al 90% una nuova vittoria a  Donald Trump.  Questo è al momento la realtà.  A meno che non ci sia veramente qualcosa  di altro e di rilevante,  questo dicono i sondaggi neutrali. Non  è da tenere conto della possibilità  di un impeachment, perché l'impeachment è semplicemente un teatrino dei media, per distogliere l'attenzione della gente e diffamare Trump. Infatti né alla Camera né al Senato i democratici dispongono dei numeri per poterlo chiedere. La vera battaglia sarà per il Senato e per il Parlamento.

Per le Presidenziali, in campo democratico, chi potrebbe essere l'antagonista di Trump? 

Per quanto riguarda le Presidenziali e gli antagonisti al repubblicano Trump nel Partito Democratico, io direi che, salvo ultime clamorose novità, i più probabili potrebbero essere: Joseph Robinette Biden Jr., detto Joe (ex vice presidente con Obama), ma con lui Trump vincerebbe abbastanza facilmente. Gli altri due sono: Elizabeth Ann Warren (Senatrice del Massachusetts) che però, nonostante sia una donna,  non è tanto amata neanche nel suo partito.  L'altro è Bernie Sanders (Senatore del Vermont)  il quale  non ho mai fatto mistero di essere stato, da giovane, un membro del Partito Comunista. Inoltre, ciò per cui lui si batte, sono temi al 100% socialisti. E non lo nasconde. Anzi Sanders, è un politico che dice che il modello di riferimento dovrebbe essere quello del Venezuela o di Cuba.

In sintesi e per informazione dei lettori italiani, quale sarà il calendario delle elezioni Presidenziali che avverranno negli USA nel 2020?

Nell‘agosto 2020 avranno luogo le primarie sia nel Partito Repubblicano  sia nel Partito Democratico.  Nel secondo l'esito è  incerto. Nel Partito Repubblicano, invece, al 100% il candidato alla Presidenza degli USA sarà Donald Trump che, quindi, otterrà la nomina dal Partito.  Concluse  le Primarie, a novembre, sarà la volta  delle Presidenziali, e si deciderà chi sarà il Presidente degli USA; ma si voterà anche per l'elezione  di 33 senatori e per il rinnovo  dei 465 deputati della Camera.

 Ettore Bertolini - Agenzia Stampa Italia

 

* Autore di Codex. La chiave segreta dell'economia e della politica, Trieste, Editore Michele Scozzai, 2000

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