(ASI) Il pericolo sembra essere almeno a parole scongiurato, in quanto nessuno desidera che si aggravino gli eventi, avvenuti nel fine settimana appena trascorso, in Venezuela.
Il leader dell’opposizione, Jhuan Guaidò, non ha chiesto a sorpresa infatti, nell’incontro di ieri col numero due della Casa Bianca Mike Pence a Bogotà, un intervento bellico del pentagono contro il presidente Nicolas Maduro. Quest’ultimo è stato considerato però, nel documento finale del vertice approvato dai 14 ministri degli Esteri del gruppo di Lima riuniti nella capitale colombiana, una minaccia per la stabilità regionale. Il testo ha definito il blocco degli aiuti umanitari americani “un crimine contro l’umanità”, chiedendo un intervento urgente della Corte Penale Internazionale e del Consiglio dei Diritti Umani dell’Onu. Alcuni governi dell’America Latina hanno espresso dunque pieno appoggio a Guaidò, che si è autoproclamato Capo di stato col sostegno di Washington ed è riconosciuto, come tale, da una cinquantina di paesi del mondo (ma non, ad esempio, da Mosca e da Pechino che difendono l’anziano presidente eletto alle urne). Il giovane politico ha presenziato, all’evento nella città colombiana, insieme al vice di Donald Trump con cui ha avuto un importante faccia a faccia. Il rappresentante del tycoon ha pronunciato poi un discorso in cui ha ricordato che “tutte le opzioni” (quindi anche quella militare ndr) rimangono sul tavolo per cacciare Maduro. Ha comunicato così l’intenzione di varare nuove sanzioni, alcune delle quali sono state rese note dopo poco tempo. Il dipartimento al Tesoro d’oltreoceano ha fatto sapere, quasi in contemporanea, di aver dato il via libera nei confronti di quelle contro 4 governatori venezuelani accusati di aver creato difficoltà all’accesso dei camion, con cibo e medicinali a bordo, per la popolazione. L’iniziativa umanitaria di sabato scorso è stata duramente contestata, in quanto non aveva ricevuto il via libera del governo di Caracas ed era stata richiesta, dal suo antagonista trentacinquenne, senza autorizzazioni adeguate. La tensione è degenerata in pesanti scontri, che hanno provocato in due giorni almeno 25 morti e 300 feriti, proseguiti nella giornata di ieri sul Ponte Simon Bolivar. L’amministrazione Usa ha espresso la richiesta formale della convocazione di un vertice del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. La crisi è stata già affrontata, nelle settimane passate al palazzo di vetro di New York, in modo inefficace a causa dei veti incrociati tra Stati Uniti da una parte e Russia e Cina (unite) dall’altra. E’ importante che venga superato l’ennesimo muro contro muro per evitare un’emergenza umanitaria nell’area, un conflitto regionale e l’apertura di un ulteriore scontro per procura tra grandi potenze.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia