(ASI) - Dopodomani arriverà la risposta di Bruxelles alla lettera del ministro dell'Economia Giovanni Tria attraverso nella quale il governo aveva confermato la sua manovra di bilancio. Confermato il 2,4% di rapporto deficit-pil, l'1,5% di crescita stimata e lo 0,8% di deficit in più, dati che però violano le regole europee e verranno sicuramente contestati nel parere che la Commissione invierà mercoledì al governo. Ma per l'avvio della procedure per deficit eccessivo si dovrà aspettare fine 2018 quando la manovra verrà approvata in Parlamento diventando quindi ufficiale.
Ancora un paio di mesi di trattative in attesa del 22 gennaio, quando è prevista la riunione della Commissione che valuterà l'avvio della procedura. Malgrado la promesse di restare ben al di sotto del 2,4% e la buona volontà, i margini del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, del ministro dell'Economia Giovanni Tria e del ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, sono piuttosto scarsi. Al punto che il più volte annunciato incontro in settimana tra il premier Conte e il presidente della Commissione Jean Claude Juncker, si terrà ma solo a margine del Consiglio Europeo di domenica prossima, convocato per discutere della 'Brexit'.
La sensazione di isolamento che si respira a palazzo Chigi è accentuata dal sostanziale cambio di rotta fatto dal ministro Paolo Savona che ieri sul Sole24Ore ha lanciato una sorta di appello al dialogo all'Europa. Il ministro agli Affari Europei sembra aver preso atto che una Commissione a fine mandato sarà pure debole, come pronosticato, ma ancor più priva di margini politici che in tempi normali avrebbero potuto produrre qualche spazio in più di trattativa. Invece Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione, tre giorni fa ha usato termini molto duri sulla manovra italiano confermando come ormai a Bruxelles contino solo i numeri e quelli proposti dal governo gialloverde non corrispondono per nulla alle regole.
Più si avvicina il giorno della verità, più i toni diventano morbidi. Conciliante Matteo Salvini: «Sono convinto che l'Ue ci permetterà di fare quello che è un bene per gli italiani». Più che propositivo Luigi Di Maio che al Corriere dice di essere pronto «a clausole di salvaguardia che mettano al riparo dallo sforamento del deficit». Mani tese che però ancora non si concretizzano in un cambiamento di rotta del governo gialloverde sulla legge di Bilancio e che quindi non bastano a spingere la Commissione europea a cambiare idea.
Claudia Piagnani - Agenzia Stampa Italia