(ASI) Accordo raggiunto tra le autorità di Damasco e lo Stato Islamico. L’intesa prevede che si arrendano i miliziani di quest’ultimo, ancora in armi in un quartiere della periferia meridionale della capitale.
L’annuncio è stato riferito dalla tv panaraba al Mayadin, vicina all'Iran che è alleato del governo di Bashar al-Assad. Secondo quanto si è appreso, sarebbero circa 1.200 gli affiliati all'Isis che sono presenti, da anni, in quel che rimane del campo profughi palestinese di Yarmuk. Gli estremisti hanno accettato di abbandonare le ostilità e di lasciare la zona. Gli altri, situati nella medesima area e nel vicino quartiere di Hajar al Aswad ma affiliati ad Al Qaida, saranno deportati nella regione di Idlib, nella parte nordoccidentale del paese, in un territorio controllato di fatto dalla Turchia.
Non sono ancora partite intanto le indagini, dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac), sul presunto attacco con i gas nella zona di Douma a causa delle precarie condizioni di sicurezza. C’è il rischio a parere dell’Occidente, però, che il forte ritardo sia stato voluto appositamente dal regime siriano e dalla Russia, che lo tutela militarmente, per cancellarne le prove.
Fonti di stampa hanno riferito, inoltre, che Donald Trump avrebbe voluto colpire, sabato scorso durante i raid aerei sul suolo siriano, alcune postazioni del Cremlino e di Teheran. I suoi consiglieri militari lo avrebbero fatto ragionare, convincendolo a limitare l’azione di forza esclusivamente ad alcuni target concordati con Mosca e quindi con la stessa Damasco. La Casa Bianca ha escluso, per il momento, nuove sanzioni contro Vladimir Putin per il sostegno offerto all’alleato mediorientale. L’amministrazione, guidata dal tycoon, ha confermato la volontà di ritirare i propri militari dal paese e ha avviato trattative con l’Arabia Saudita per chiedere la sostituzione con i soldati di Riad. Il Regno ha confermato che il dialogo è in corso, con Washington, da molto tempo.
Marco Paganelli - Agenzia Stampa Italia