(ASI) Russia e Turchia hanno definito l’accordo inerente la fornitura da parte di Mosca dei sistemi missilistici anti-aerei S-400, anche se rimangono da limare gli ultimi dettagli economici, commerciali e politici.
Qualche settimana fa, il presidente russo Vladimir Putin, durante il forum economico internazionale di San Pietroburgo, aveva detto che Mosca era pronta a vendere il sistema S-400 alla Turchia, dop che la questione era già stata affrontata in precedenza con il capo dello Stato turco Recep Tayyip Erdogan.
Sull’argomento il ministro della Difesa turco, Fikri Isik, aveva spiegato che le trattative tra le parti erano entrate nella fase finale, sottolineando che la Turchia non aveva alternativa poiché dai paesi della Nato erano giunte proposte soddisfacenti.
L’interesse da parte della Turchia per il sistema di difesa anti-missile russo era stato manifestato già lo scorso novembre 2016 dal ministro della Difesa Isik, il quale aveva rivelato l’esistenza di una trattativa con Mosca in merito, precisando tuttavia di stare valutando altri paesi per ottenere un sistema antimissilistico.
Dopo l’annullamento nel 2015 di una gara d’appalto del valore di 3,4 miliardi di dollari per l’acquisto di un sistema missilistico a lungo raggio, Ankara aveva annunciato di voler sviluppare un proprio sistema di difesa missilistica. In seguito, la Turchia ha abbandonato il programma T-Loramids per la produzione di un sistema di difesa antiaerea autoctono dopo una lunga controversia con la Nato riguardo alla scelta iniziale di optare per un progetto offerto dall’azienda cinese Cpmiec (China National Precision Machinery Import and Export Corporation). La gara per il progetto T-Loramids vedeva protagonisti, insieme alla Cpmiec, le statunitensi Raytheon e Lockheed Martin con i Patriot e il consorzio franco-italiano Eurosam con il Samp-T, armi che tra l’altro la Nato ha schierato in questi ultimi anni proprio in Turchia per difenderla da eventuali attacchi di missili balistici e da crociera siriani.
L’accordo tra Mosca e Ankara rischia ora di aprire difficili scenari geopolitici. La Turchia è infatti un paese Nato ed utilizza tecnologia militare atlantica che non può essere messa a disposizione di paesi non Nato, specialmente in favore di paesi come la Russia attualmente a rischio di scontro con l’Alleanza atlantica.
Di contro anche per la Russia potrebbe essere controproducente mettere a disposizione di un paese Nato la propria tecnologia militare. Va poi ricordato che da un anno a questa parte Erdogan è sempre più in viso ai paesi occidentali, sia per il modo in cui ha represso il tentato golpe dello scorso luglio sia per il referendum costituzionale che ha trasformato in senso presidenziale il sistema politico del paese.
Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia