(ASI) Abbiamo incontrato il saggista australiano Tim Anderson, autore de “La sporca guerra contro la Siria” pubblicato in Italia dalla Zambon. Con lui abbiamo parlato della questione siriana, ribadendo la sua visione di una guerra voluta da agenti stranieri per favorire altri paesi dell’area ed il suo sostegno al presidente Bashar al Assad che dopo sei anni di guerra continua a godere di un vasto seguito e popolarità nel suo Paese.
- Qual è attualmente la situazione in Siria?
L'alleanza siriana guidata dall'esercito regolare sta avanzando costantemente a Daraa, Hama, a nord-est di Damasco e nell’area rurale di Aleppo. Tuttavia la priorità rimane una costante avanzata verso Deir el Zor mettendo in sicurezza il confine meridionale con la Giordania e l’Iraq. L’esercito siriano ha evitato di impantanarsi in scontri a fuoco con i gruppi curdi filo statunitensi nel nordest, anche se questa rimane una delle opzioni di Washington per indebolire Damasco: realizzare un’enclave curda nel paese ora che l’Isis è vicina alla sconfitta. Va però detto che in questi sei anni è stato lo stesso esercito siriano a dare armi ai curdi. La priorità di russi e siriani comunque rimane Deir el Zor, rimandando la sorte di Raqqa ad un secondo momento.
- A suo parere quale sarà il futuro di Assad?
Il presidente siriano Bashar al Assad mantiene una grande popolarità nel suo paese. Finché i cittadini siriani non si faranno corrompere dalle potenze occidentali, come già è stato fatto con il popolo iracheno e quello libico, non sarà possibile rovesciarlo.
- Perché Usa vogliono un cambio di regime a Damasco?
Gli Stati Uniti hanno visto negli eventi del 2011 una possibilità per far progredire il loro piano per un nuovo Medio Oriente. Avevano puntato sette paesi da rovesciare per avere tutta la regione integrata nella loro zona di influenza e poter poi così dettare agli altri competitor, Russia, Cina ed Europa occidentale, le loro condizioni per accedere nella zona. Il loro piano è riuscito in Libia ma è fallito in Siria, rimasto ora l’unico stato arabo indipendente e pluralista. Non sono riusciti nemmeno a sottomettere l’Iran e il Libano e stanno fallendo in Yemen, ovvero nell’unica vera rivoluzione del Medio Oriente degli ultimi anni.
- Qual è il ruolo della Siria in Medio Oriente?
Come ho già detto sopra la Siria è ormai l'ultimo stato arabo indipendente e pluralista. Svolge anche la funzione di legame tra l’Iran e la resistenza libanese e palestinese. Quest’asse rimane la principale preoccupazione di Israele ed il principale ostacolo ai piani egemonici statunitensi.
- Pensa che ci siano alcune analogie tra la Siria di cinque anni fa e il Venezuela di oggi?
Si Certamente. Il mito delle "proteste pacifiche" in Siria 2011 ricorda quelle odierne in Venezuela, anche se naturalmente ci sono delle differenze. Le analogie hanno a che fare con i tentativi diplomatici e mediatici di delegittimare a livello internazionale un governo indipendente e popolare. È stato riproposto il mito di “un dittatore che sta uccidendo il proprio popolo”. Questo aiuta a sollecitare interventi stranieri, anche di una eventuale aggressione armata.
Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia
Tim Anderson è Senior lecturer in Economia politica presso l’Università di Sidney. È autore di ricerche e pubblicazioni sullo sviluppo, i diritti e l’autodeterminazione in America latina, Asia, Oceania, e Medio Oriente. Ha pubblicato decine di saggi e articoli nell’ambito di numerosi libri e riviste accademiche.
T. Anderson, “La sporca guerra contro la Siria”, Zambon editore, pagg.274, €16,80