Autobomba davanti al tribunale di Smirne. Due vittime, un terrorista in fuga
(ASI) Smirne, Turchia- «Un assalto per fare molto male», così le autorità turche. Tre terroristi hanno preso d'assalto il tribunale di Smirne con due autobomba uccidendo due persone e ferendone almeno sette. La sparatoria che ne è seguita con il posto di blocco della polizia ha ucciso due degli attentatori, mentre il terzo è ancora latitante.
Il governo non ha dubbi: «E' un attacco più da Pkk curdo che da Isis. Solo l'ennesimo episodio di violenza da parte dei tanti nemici di Erdogan».
Nella notte di Capodanno a Istanbul presso il nightclub Reina erano morte 39 persone e 65 erano state ferite. Adesso nella città di Smirne, solitamente lontana dagli attentati che hanno insanguinato la regione di Ankara o del Kurdistan, un attacco diretto per destabilizzare l'ordine pubblico.
Se la città turca aveva da poco perso la candidatura per l'Expo 2015 vinta da Milano, ora questa è teatro della violenza che sta sconvolgendo uno degli Stati più colpiti dal terrorismo nazionale e internazionale.
Due autobomba piene di esplosivi, kalashnikov e bazooka. Per i due morti, un poliziotto e un impiegato, c'è stata una decina di feriti che le fonti governative riconducono al terrorismo curdo. La caccia al terzo attentatore è solo un altro elemento di instabilità che mina alla sicurezza del Paese. La Turchia guarda da lontano al 2023, anno del centenario del Paese moderno creato da Ataturk e che Erdogan vorrebbe celebrare con la nazione salda nelle proprie mani.
Molti oppositori moderati al regime sostengono che siano le stesse misure del governo ad aver causato l'inasprimento degli atti di violenza. La censura dei media e i tanti arresti arbitrari sono solo alcuni dei provvedimenti incriminati.
La violenza in Turchia è ormai priva di bandiere. Se in Siria i Curdi e le milizie dello Stato Islamico sono le principali fazioni della guerra, nella penisola anatolica i rapporti militari e commerciali illegali sono tutt'altro che trasparenti.
La stessa posizione della Turchia nello scacchiere internazionale rimane un enigma primo di indizi che facciano chiarezza. Il comportamento del presidente Erdogan sembra nutrire la propaganda del terrorismo. Adesso si insegue un uomo di un metro e settanta dal cappotto nero e dal berretto bianco. Ce ne potrebbero essere tanti altri, probabilmente già pronti a colpire per gettare la Turchia nel caos.
Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia