(ASI) Si aprirà sabato a Birsbane il summit del G20 che per i padroni di casa australiani e gli altri paesi coinvolti nel progetto Mikta, ovvero Messico, Indonesia Sud Corea, e Turchia avrà una valenza molto particolare.

Per la prima volta infatti la riunione di queste cinque nazioni vedrà presenti i loro più alti rappresentanti.

A poco più di un anno dalla sua nascita, la data ufficiale è considerata il 25 settembre 2013, questo gruppo informale di discussione continua a crescere e dopo la prima storica conferenza congiunta tenuta a Roma la scorsa estate, il G20 australiano sembra l’occasione migliore per farsi conoscere a livello mondiale e migliorare ancora di più i loro già positivi risultati economici. Questi paesi infatti, solo per citarne uno, hanno un Pil che oscilla dai 794miliardi e mezzo di dollari di Ankara ai 1.543 dell’Australia.

In questi mesi i 5 hanno predisposto una road map comune per rafforzare i legami bilaterali e potenziare la cooperazione tra i suoi membri; aprire uno spazio di consultazione nel quadro dei Vertici del G20; promuovere un coordinamento riguardo questioni mondiali di interesse comune. Alla base di queste idee la consapevolezza che per accrescere il proprio peso nell’economia mondiale sia richiesto loro uno sforzo duraturo per non perdere le posizioni raggiunte. Ovviamente questi obiettivi sono a medio-lungo termine, anche perché questi Stati non puntano ad arrivare ad una piena integrazione economica ma ad avere un peso maggiore nella governance globale.
Ciò che questi paesi vogliono dimostrare è come anche piccoli paesi emergenti, unendosi in posizioni comuni nei principali forum internazionali possono recitare un ruolo di primo piano nella diplomazia internazionale. In un mondo sempre più interdipendente e strettamente connesso, queste  partnership e le collaborazioni sembrano essere sempre più uno strumento di equilibrio, stabilità e di prosperità, esercitando un ruolo fecondo anche su altri Paesi del mondo, potendo persino, anticipare idee e soluzioni per le sfide globali e regionali che si profilano all’orizzonte.

Sebbene appaia lampante la volontà da parte di questi paesi di ripercorre le orme dei Brics, paesi emergenti che si sono uniti tra loro e che oggi hanno un peso molto importante all’interno dell’Onu e del G20, soprattutto per la presenza di Russia e Cina, molte le differenze tra queste due piattaforme. In primis tutti paesi dei Mikta sono paesi con una lunga e consolidata storia democratica alle spalle, si ispirano ed aspirano al libero mercato hanno un tasso di inflazione moderato ed una popolazione con un potere d’acquisto sempre maggiore. Rispetto all’altro gruppo questo può inoltre contare su un posizionamento quasi globale, considerando la Turchia ponte tra Europa ed Asia l’unico continente non rappresentato è l’Africa, inoltre sono tutti paesi pienamente integrati nel sistema Occidentale ed atlantico, oltre ad essere partner politici, economici e commerciali degli Usa che eventualmente potrebbe fornire loro aiuti in tutti i campi e settori; a giocare contro di loro le dimensioni ridotte e la scarsa popolazione, un decimo di quella mondiale, poco rispetto ai Bric che da soli hanno un mercato che copre circa un terzo di quella globale.

Tra i temi che i cinque porteranno all’attenzione del G20 la volontà di aumentare gli sforzi collettivi per rendere più efficace l’esito dello sviluppo; l’agenda di sviluppo post 2015, la sicurezza del cyberspace, cambiamento climatico, diritti umani e migrazione, cosi come la necessità di una riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

A breve quindi il Mikta avrà il suo battesimo davanti al mondo e punta ad ottenere il massimo fin da subito.

Fabrizio Di Ernesto -  Agenzia Stampa Italia

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