Nuovo capitolo nello scontro politico-diplomatico tra Usa e Venezuela con Washington che sta cercando in tutti i modi di far cadere il presidente eletto Nicolas Maduro ed imporre un cambio di governo imponendo un regime ultraliberista filoatlantico.
Jennie Lincoln, capo della missione di osservatori del Carter Center alle elezioni presidenziali in Venezuela del 28 luglio, Jennie Lincoln, ha infatti esibito le presunte copie originali degli atti ufficiali degli scrutini sostenendo che questi mostrerebbero la vittoria del candidato antichavista Edmundo González “con il 67% delle preferenze”.
La Lincoln si è esposta nel corso del suo intervento presso il Consiglio Permanente dell'Organizzazione degli Stati Americani (Osa) affermando che i documenti in suo possesso sono “copie originali ricevute attraverso un corriere internazionale” spiegando che “il sistema di voto elettronico in Venezuela è ottimo e garantisce la certificazione immediata
attraverso la stampa di un documento (acta) munito di codice QR”.
L’Unione europea, da sempre schierata in favore degli Usa in opposizione a Caracas, si è subito esposta in favore delle opposizioni con l'alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell che ha prontamente asserito “le carte del Carter center riflettono i risultati che abbiamo sempre segnalato: che Maduro non ha vinto le elezioni e le ha vinte il leader dell'opposizione, oggi rifugiato in Spagna, Edmundo Gonzalez Urrutia”.
Ovviamente anche le opposizioni sono tornate ad alzare la testa con Maria Corina Machado che ha tuonato: “Il mondo adesso sa quello che è successo il 28 luglio, adesso ha in mano la verità”.
Da parte loro le autorità venezuelane hanno respinto le accuse con il ministro degli Interni, Diosdado Cabello, che ha ribadito “al governo non interessa ciò che afferma il Carter Center”, mentre per il presidente dell'Assemblea nazionale Jorge Rodríguez “diffondendo bugie e attaccando il Venezuela le affermazioni della consigliera Jennie Lincoln infangano il buon nome dell’ex presidente Jimmy Carter”.
Fabrizio Di Ernesto