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(ASI) Il consumismo, su cui si fonda il liberalcapitalismo, per riuscire a vendere vincendo la concorrenza deve aumentare la produttività e lo può fare solamente con il progresso tecnologico e con la compressione dei salari, ma in questo modo crea disoccupazione e fa diminuire la disponibilità di denaro da spendere e quindi diminuisce anche la platea dei potenziali consumatori ai quali ha diminuito il potere d’acquisto e così si ritrova con beni prodotti ed invenduti e quindi con l’ulteriore necessità di abbassare i prezzi innescando una spirale senza fine che lo porterà al collasso del sistema.

 E’ questo il seme della rovina che è insito nel sistema liberalcapitalista che per la sua natura e la sua struttura innesca un processo che strangolerà se stesso e dal quale d'altronde non può uscire se non negando i principi su cui egli si fonda.

Oggi, secondo gli standard del consumismo, il 20% - 25% della popolazione mondiale vive in una situazione di relativa agiatezza mentre l’75% - 80% vive ancora in miseria, ma anche quella parte che vive in miseria, in un mondo che è diventato un “Villaggio globale”, è cosciente del proprio stato e tende a raggiungere il tenore di vita della minoranza più fortunata.

Questa minoranza per altro, allo stato attuale ed al netto del prevedibile futuro incremento della crescita, sta già esaurendo le scorte di materie prime e sta inquinando in modo massiccio il pianeta.

Immaginate cosa avverrà quando quell’80% di diseredati raggiungerà il nostro livello moltiplicando per 4 o 5 volte la necessità di materie prime ed il processo dell’inquinamento planetario ..

Il risultato sarà senza alcun dubbio il collasso del pianeta e la scomparsa di ogni forma di vita sulla terra.

Dunque il liberalcapitalismo, a parte le ingiustizie sociali che provoca impoverendo di fatto le masse per arricchire i pochi noti, è anche la condanna del genere umano per quanto riguarda le aspettative di vita futura ed il grande paradosso sta nel fatto che, a guai avvenuti, anche i pochi ricchi dovranno soggiacere al destino comune perché il pianeta Terra è uno solo e darà da vivere o farà morire tutti insieme i suoi abitanti!

Si dovrebbe ripensare ad un sistema di vita e di coordinamento sociale che corregga il percorso fatale verso il quale l’umanità sta correndo.

Dovremmo produrre in base alle necessità vere e non in base alla ricerca del profitto.

Dovremmo sviluppare la ricerca nella direzione del risparmio energetico, di materie prime e di inquinamento.

Otterremmo così un mondo più giusto in una società più equa e salveremmo il futuro della Terra.

Siamo ad un bivio fondamentale e se non sapremo prendere coscienza della situazione e correre ai ripari dalla pazzia del liberalcapitalismo e del consumismo, tra alcune generazioni avremo raggiunto il punto di non ritorno.

Se guardiamo alla storia dietro alle nostre spalle, siamo abbastanza pessimisti e temiamo che l’ingordigia prevarrà sull’intelligenza e sul buon senso!

 

 

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