(ASI) Perugia. Tra calcio, politica e cultura. Una serata sicuramente riuscita in parte quella che si è svolta ieri alla Sala dei Notari di Perugia. Il mondiale di calcio del 1978 il tema chiave all' inizio dell'evento, con il giornalista Matteo Marani direttore di Sky Sport a dare il via alle danze illustrando lo scenario politico in Argentina e inquadrando il tema della serata negli anni che caratterizzarono il paese latino-americano per instabilità e colpi di stato.
Il colpo di stato del 24 marzo 1976 conduce alla soglia del potere il nuovo governo, che si accorge subito dell'importanza del calcio e investe fortissimo nel settore in stadi e tv. Nel 1978 il Mondiale è stato per la prima volta trasmesso in diretta e a colori in tutto il paese. Un mondiale giocato in campo e uno fuori, con le pressioni politiche ed i risultati in campo che portarono al trionfo e la conquista della coppa del mondo per la selecion albiceste. Con la vittoria, ottenuta anche grazie all'apppggio della massoneria italiana, la dittatura riesce ad ottenere consensi e ad allungare la propria vita. Un filo diretto fra calcio e politica dunque, interrotto in parte dal C.T. dell'Argentina: "ho vinto per i miei uomini, i giocatori, non per il governo" queste le sue parole in pubblico dopo la vittoria. L'imprevisto accade però. I protagonisti e campioni del mondo con l'Argentina nel mondiale del 1978 presenti in sala si alzano, congedandosi dalla serata e visibilmente toccati dal racconto storico, che doveva solamente essere una prefazione ed un incipit. "Siamo qui per parlare di calcio, non di massoneria e politica", queste in sintesi le parole pronunciate nella propria lingua da Osvaldo Ardiles e appoggiate in maniera più pacata da Ricardo Villa prima di salutare.
La parola la prende dunque Walter Sabatini, che da Perugino doc e giocando in casa, prova a togliere l'imbarazzo generale. La sua testimonianza di quel mondiale e la sua esperienza e feeling con il calcio argentino caratterizzano il suo primo intervento. Spalletti altro ospite illustre e molto acclamato dal pubblico presente, continua il filo dei ricordi personali del mondiale del '78. Il livello elevato dei giocatori, le bandiere cucite a mano, la numerazione caratteristica dei giocatori argentini e una velata critica all'abbandono dei campioni del mondo a questo evento. Parlando di calcio giocato, il tecnico dell'Inter spiega al meglio l'ambiente calcio e tutte le pressioni che gira intorno ad un allenatore, un lavoro che è si un divertimento, ma diventa quasi una responsabilità. Queste le parole di Luciano Spalletti, alle quali si sommano i racconti belli e singolari delle sue annate allo Zenit. Il dado è tratto e l'incidente di percorso tiene banco durante l'evento e rischia di diventare il tema principale, ne parla ancora il DS Sabatini, aggiungendo anche lui poi diversi aneddoti simpatici della sua recente avventura cinese con il gruppo Suning, prima di lasciare il microfono agli organizzatori. Tra corsi e ricorsi storici e politici la Sala dei Notari resta comunque in parte attenta ai temi trattati ed in particolare alle ultime battute di Mister Spalletti riguardanti la stagione calcistica appena conclusa. Il calcio giocato che solo a tratti è stato al centro dell'evento ha riscosso il maggior consenso senza ogni ombra di dubbio. Un peccato però che la serata non sia andata secondo migliori previsioni auspicate.
-Luca Labonia