“Credevo si parlasse di calcio e non di politica o di massoneria italiana”. Osvaldo Ardiles e Ricardo Villa lasciano la sala dei notari durante “Encuentro-Perugia”.

FotoIncontro copy(ASI) Perugia. “Argentina ‘78 tra calcio e dittatura”, questo il tema affrontato mercoledì 30 maggio durante lo svolgimento di “Encuentro-Perugia”, festival delle letterature in lingua spagnola.

Location d’eccezione, una sala dei notari gremita in ogni ordine di posto, con ospiti del calibro del giornalista Matteo Marani, del dirigente sportivo Walter Sabatini, dell’allenatore dell’Inter Luciano Spalletti e dei due campioni del mondo con l’Argentina durante i Mondiali del 1978, Osvaldo Ardiles e Ricardo “Ricky” Villa. Moderatore della conferenza, il giornalista e scrittore, Giovanni Dozzini. Gli aspetti sportivi si intrecciano inevitabilmente con quelli politici, con riferimenti a Jorge Rafael Videla e al suo insediamento, avvenuto con il golpe del 24 marzo 1976. Deposta Isabel Peron, Videla salì al potere con una giunta militare formata da Leopoldo Galtieri, generale dell’Esercito, Emilio Eduardo Massera, ammiraglio della Marina ed Orlando Ramón Agosti, generale dell’Aeronautica. La Coppa del Mondo ‘78, vinta per 3-1 contro l’Olanda, passò nelle mani di Mario Kempes, capitano della “Seleccion”, direttamente da quelle di Videla. La finale, sotto gli occhi dell’arbitro italiano Sergio Gonella, fu disputata allo stadio Monumental di Buenos Aires, situato nel quartiere di Nunez, a poche centinaia di metri dalla Escuela Superior Militar de la Armada di Buenos Aires (Esma), il lager più grande del regime, dove sono transitati circa seimila “desaparecidos”. Si è accennato anche ai rapporti con la Loggia P2 e con la Massoneria. Dopo l’intervento di Matteo Marani, è Osvaldo Ardiles a prendere la parola. L’ex campione del mondo specifica di non comprendere bene la lingua italiana ma, allo stesso tempo, di aver compreso che il tema abbia intrapreso la strada della politica e non del calcio. Ardiles ha inoltre abbandonato la sala dopo aver puntualizzato che “Non abbiamo idea di cosa si stia parlando quando si fa riferimento alla massoneria italiana. Credevo di essere venuto qui per parlare di calcio”. Dozzini ha tentato di spiegare ad Ardiles che si sarebbe parlato anche di calcio, ma sia lui che Villa hanno lasciato polemicamente la sala dei notari. La parola è poi passata a Sabatini che ha ricordato la sua affinità con l’Argentina e la forza della Nazionale campione del Mondo. Ha parlato del contesto, che “può aver indotto l’universo intero a pensare che la vittoria della “Seleccion” fosse stata pilotata”. Un solo episodio,-secondo Sabatini,- forse dubbio, quello relativo alla vittoria contro il Perù quando all’Argentina servivano quattro gol di scarto e ne realizzarono addirittura sei. “Avrebbero segnato lo stesso, perché avevano tre attaccanti straordinari. Però le cose sono successe, ne siamo a conoscenza. Come ho detto, ho affinità con l’Argentina, forse ho avuto qualche antenato in quella terra, e quando parlo con qualche persona della mia età, o con qualcuno che ha qualche anno in più, mi racconta dell’angoscia, della paura e del terrore che si sono, in quel momento, realizzati in quel Paese. Mi rendo conto che i giocatori vivendo in una bolla chiusa, magari siano stati tenuti fuori da questo contesto, ma probabilmente anche qualche loro familiare o qualche loro amico sarà scomparso. La cosa è esistita anche se non volevamo fare un processo all’Argentina che è un Paese che necessariamente dobbiamo amare perché è pieno di italiani”.

È poi il turno di Luciano Spalletti a cui viene chiesto di illustrare il rapporto col contorno del mondo del calcio. Spalletti riferisce che avrebbe avuto piacere nel porre alcune domande ad Ardiles “perché intanto Tarantini quando c’è stata la premiazione è andato dal suo Presidente chiedendo dove fossero i compagni di squadra, i suoi amici, quelli che tenevano nel palazzo a 500 metri dal Monumental mentre gli altri giocavano. Io so poche cose, so per esempio che i soldi che ricevevo dai miei familiari come paghetta settimanale li misi da parte per acquistare la stoffa per realizzare la bandiera dell’Italia ed andare a gioire in strada. Ricordo benissimo che furono partite difficili contro squadre forti da un punto di vista caratteriale e della personalità, come lo era la Nazionale Argentina. Caratteristiche che si ricercano anche nel calcio di oggi. Per approfondire le mie conoscenze, ho telefonato a chi c’era, come Tardelli, Paolo Rossi, che mi hanno confermato questo aspetto. Ardiles avrebbe dovuto fare come fanno un po’ tutti, ci rimani un po’ male ma poi, se fosse rimasto qui, avremmo parlato anche di calcio. Gli avvenimenti sono avvenuti e se magari Ardiles avesse fatto come Tarantini, probabilmente avrebbe dato un suo contributo per migliorare la situazione. Per smorzare la tensione, Spalletti riporta una battuta: “Ad Ardiels avremmo chiesto anche della “bicicletta” che ha realizzato nel film “Fuga per la vittoria”. Potrebbe essere abbinata alla serata per come è andata”. La chiusura è sull’Inter e sulla vittoria contro la Lazio maturata durante l’ultima giornata di campionato, e che ha portato in dote la qualificazione alla Champions League: “Ricordo il volto dei miei calciatori dopo la sconfitta contro il Sassuolo. I giochi sembravano fatti, poi la Lazio ha pareggiato contro il Crotone ed abbiamo avuto l’occasione di giocarci la qualificazione in Champions League a Roma contro i biancocelesti. Ricordo il discorso finale ai miei ragazzi, mi ha sorpreso la loro crescita caratteriale, completata proprio durante l’ultima gara. Nei venti minuti finali, contro quella Lazio, in quello stadio, se non hai carattere, è difficile emergere. Nel momento di maggiore spinta e pressing da parte della Lazio, non abbiamo alimentato il loro potenziale. Eravamo convinti della nostra forza e questo è stato il merito della mia squadra”.

Raffaele Garinella-Agenzia Stampa Italia

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