(ASI) In questa stagione ancora incerta che vede avvicinarsi a passo veloce la primavera il consiglio è quello di approfittare dell’allungarsi delle ore di luce e passare una giornata all’aria aperta godendo della bellezza del territorio della Maremma laziale.
Vi porto a visitare le Terre della Farnesiana, territorio che si trova a cavallo tra i comuni di Tarquinia, Tolfa, Allumiere e Monteromano, caratterizzato da dolci colline che, partendo dai monti della Tolfa, si estendono lungo la valle del fiume Mignone che le percorre, per poi andare ad immergersi nelle acque del mar Tirreno.
In questo territorio si respira la Storia testimoniata da importanti siti archeologici quali la necropoli ed il museo nazionale della città etrusca di Tarquinia, le rovine della città medievale di Cencelle, Luni sul Mignone e tanti altri siti di importanza notevole.
Il viaggio in queste Terre è senza dubbio un viaggio attraverso le tradizioni della Maremma, terra di cavalli e vacche, di boschi, pascoli e rovi, di sapori intensi e forti, di donne e uomini temprati da un ambiente bello quanto severo.
E un vero balzo indietro nella storia lo facciamo recandoci a visitare un luogo sospeso nel tempo: il borgo della Farnesiana vicino ad Allumiere.
Si tratta di un piccolo borgo sorto in una favorevole posizione di fondovalle vicino al corso del rio Melledra. Sorge sul sito di una piccola chiesa dedicata a Santa Severa probabilmente già esistente nel X° secolo. Le origini del borgo sono collegate alla costruzione di una mola e di un forno fusorio per la lavorazione del ferro realizzati nel XV° secolo.
La denominazione e lo sviluppo del complesso sono legati allo stabilirsi nel sito di una comunità di religiosi, provenienti dalla chiesa del Gesù di Roma, i “cappellani farnesiani” all’inizio del XVI° secolo inviati dai Farnese all’epoca proprietari del borgo. Il mulino fu voluto dall’appaltatore delle miniere d’allume Bernardo Olgiati nel 1591 e per la sua costruzione fu deviato il corso del torrente Campaccio andando a creare l’invaso, ripristinato recentemente, che doveva fornire l’acqua per azionare le macine.
Nel 1754 tutta la proprietà passò alla reverenda Camera Apostolica e circa dieci anni dopo fu costruito il grande granaio a forma di parallelepipedo oggi utilizzato come ristorante. Nel 1836 la tenuta divenne proprietà del Sacro Monte di Pietà di Roma e successivamente della Cassa Depositi e Prestiti.
Nel 1877 fu acquisita dal marchese Guglielmi di Civitavecchia per poi passare ai Sacchetti che la mantennero fino a metà del XX° secolo.
La vecchia chiesa di san Carlo che si trovava all’interno del borgo fu abbandonata nel 1859 e venne costruita la monumentale chiesa neogotica ancor oggi visibile.
Un borgo davvero suggestivo dove sembra che il tempo sia sospeso, dove la natura appena può si riprende i propri spazi creando insolite architetture tra le mura degli edifici.
Donatella Arezzini per Agenzia Stampa Italia.