Non sempre copiare è peccato. Il maestro Palumbo e “L’adorazione dei Magi” del Perugino.

(ASI) Perugia - Nella splendida cornice della chiesa barocca di san Filippo Neri, in Perugia, ospitata dal rettore monsignor Ave, venerdì 16 dicembre si è svolta la cerimonia di consegna de “L’adorazione dei Magi” del Perugino, pregevole copia eseguita dall’avvocato Umberto Palumbo, giurista e pittore di fama, che ha voluto donare il risultato delle sue fatiche al Comune di Perugia, in occasione dell’approssimarsi delle celebrazioni del V centenario della morte del Divin Pittore.

Ad accogliere l’originale dono, in rappresentanza dell’autorità cittadina, il vice sindaco dott. Tuteri, che ha sottolineato il perpetuarsi della bellezza delle opere d’arte che attraversa i secoli. La cerimonia, semplice ed essenziale, ha assunto più i toni del confronto culturale tra appassionati ed ammiratori, che hanno ascoltato avidamente la profonda esplicazione del prof. Mancini, trasportati come per incanto nel triangolo miracoloso di fine ‘400, tra Perugia, Firenze e Roma, dove il Perugino fu incaricato di coordinare i lavori della Cappella Sistema tra artisti della caratura di Botticelli, Ghirlandaio e Rosselli, immensi come lui.
Nel corso della serata, però, è emerso un particolare a dir poco interessante, dato che il prof. Mancini ha reso noto alla platea che il legame tra Perugino e Palumbo risale a “tempi non sospetti”, parole sue.
L’avvocato e pittore, infatti, già nel 1983, aveva ultimato un suo libro dedicato a “il meglio maestro d’Italia”, poi èdito nel 1984 per i tipi di Guerra, dove raccontava del grande pittore in stretta correlazione con la sua Perugia, cercando di illustrare le opere che hanno solcato i secoli, con e attraverso i luoghi che il Perugino viveva e calpestava tutti i giorni. Un’impostazione non accademica che ha trovato un enorme successo mondiale, come testimoniano le tante biblioteche di prestigiosissime università internazionali che annòverano il libro di Palumbo tra i loro scaffali.
La copia donata dall’avvocato perugino contiene anche una scelta metodologica cara all’autore. Rappresentare un evento passato incarnato nel vissuto dell’oggi, senza rinunciare, quindi, alla propria impronta, alla propria storia, a tutto quello che rende ogni uomo quello che è. Ed è così che il dipinto di Palumbo non è una pedissequa trascrizione del Perugino ma una trasposizione, fedele ai contenuti, con lo stile del pittore Palumbo, lasciando che la sua mano sia riconoscibile dai suoi tanti estimatori.
Una serata piacevolissima, un viaggio nel tempo, un tuffo nella bellezza.
Appuntamento alla prossima opera del maestro Palumbo.

Francesco Maiorca - Agenzia Stampa Italia

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