Jack London, lo scrittore che ha cresciuto generazioni di ribelli, l’omaggio nella ricorrenza del giorno della morte 22 novembre 1916

Jack London(ASI) “Una foresta di abeti scuri si addensava lungo il corso d’acqua ghiacciato. Il vento aveva appena strappato via la bianca crosta di gelo degli alberi, che ora, neri e lugubri, si chinavano quasi a sorreggersi l’uno con l’altro nella luce morente del crepuscolo.

Un vasto silenzio regnava sulla terra; la terra stessa era una desolazione, senza vita, immota, così solitaria e fredda da non avere neppure il volto della tristezza. Gravava su di essa l’eco di una risata, ma una risata più atroce di ogni tristezza, una risata senza gioia come il sorriso della sfinge, fredda come il gelo, sinistra come la fatalità. Era la possente, incomunicabile, saggezza dell’eternità che rideva della vanità e della lotta per la vita. Era la Natura Selvaggia del Nord, l’ignota natura primitiva dal cuore di ghiaccio.” (Passo tratto da “Il Richiamo della Foresta, Jack London, 1903)

John Griffith Chaney, in arte Jack London, è stato lo scrittore americano che ha ispirato attraverso i suoi romanzi, il canto della libertà giovanile, della rivoluzione sociale e del cambiamento.

Amante della natura, dei paesaggi impervi e fornito di fervida e profonda immaginazione, è stato capace di emozionare per generazioni i lettori di tutto il mondo.

Nacque il 12 gennaio 1876 a San Francisco. Le circostanze della nascita e dei primi anni di vita dello scrittore e giornalista restano confuse.

Venne probabilmente cresciuto dalla madre e dal padre adottivo, rispettivamente Flora Wellman e John London.

Egli visse in condizioni di povertà. Le sue frequentazioni erano poco raccomandabili. Tra le sue prime esperienze, la conoscenza di ladri  e di contrabbandieri.

La svolta che lo indirizzerà alla conquista della libertà,sotto forma di scrittura creativa letteraria, sembrò arrivare grazie alla frequentazione del giornale scolastico della Oakland High School, l’ Aegis.

La sua vita fu caratterizzata da attività e interessi personali diversi, coerenti con uno stile di vita vagabondo: fece lo strillone di giornali, il pescatore clandestino di ostriche, il lavandaio, il cacciatore di foche, il corrispondente di guerra russo-giapponese, l'agente di assicurazioni, il pugile, il coltivatore e il cercatore d'oro, prima di realizzarsi, dopo innumerevoli tentativi, come scrittore di successo.

Provò ad iscriversi all’università, diBerkley , ma l’impossibilità di pagare la salata retta lo costrinse presto ad abbandonare gli studi. 
Una vita sempre all’insegna dell’avventura, tra le varie esperienze da lui intentate non mancò neppure una mirabolante caccia all’oro.
Il giovane London infatti fu coinvolto in una spedizione in Canada alla ricerca del mitico oro del Klondike. La ricerca  non andò a buon fine: London fece ritorno a San Francisco dopo aver contratto lo scorbuto, parecchio acciaccato e persino più povero di quando era partito.

Dopo quell’insuccesso decise di concentrarsi esclusivamente sulle sue “avventure letterarie”, e quelle sì che lo ricompensarono di tutti i fallimenti precedenti. Già dai tempi della sua partecipazione al giornale della scuola, London nutriva una vera e propria passione per la scrittura creativa e giornalistica, quasi maniacale.

È così che partorì romanzi come il richiamo della Foresta, Il vagabondo delle stelle, Zanna Bianca, Preparare un Fuoco, e Martin Eden, dove nel protagonista si riconosce la figura dello scrittore, un po' tuttofare, contrabbandiere, pescatore e marinaio, che vive e naviga all’occorrenza anche attraverso gli espedienti.

La grandezza dell’uomo che ha ispirato generazioni di lettrici e lettori, e che può considerarsi come attualizzante, è la ricerca della libertà in contrasto alle leggi opprimenti, la fuga dalle regole, e dal regime che impone dall’alto. Nei suoi scritti egli racconta il sogno della ricerca della felicità nella natura dell’estremo Wild. E così in questi tempi bui ci si può ritrovare a sentir il bisogno di evadere come faceva Jack Londonnei suoi componimenti.

Pochi giorni fa la ricorrenza della morte, il 22 novembre 1916. Viveva con sua moglie in campagna, in condizione di povertà. L’alcolismo e l’uso di eroina per lenire i dolori, sono da annoverare tra le cause di morte, tanto da far parlare di suicidio. Tuttavia i medici si espressero a favore di una fatale insufficienza renale che lo portò poi alla morte.In quella giornata egli scrisse lettere, era tranquillo, verràricordato così, libero, come nelle terre e nei mari che così deliziosamente ha descritto e vissuto.

Massimiliano Pezzella – Agenzia Stampa Italia

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