(ASI) Martedì 8 ottobre è stato presentato all’università Bocconi di Milano lo spettacolo “Fare un’anima” di Giacomo Poretti. L’artista celebre membro del trio “Aldo, Giovanni e Giacomo”, tra una risata e l’altra, ha toccato l’importante tema dell’anima che nel mondo di oggi, tra tecnologie e digitale, non deve essere dimenticata.
Nel monologo l’attore, che impersonava un padre a cui era appena nato il primo figlio maschio, si interrogava su un augurio pronunciato dal prete in visita: “avete fatto un corpo, ora dovete fare un’anima”.
E dunque cos’è l’anima? Tanto si trova questa parola in letteratura, in tanti hanno scritto di essa dai filosofi ai poeti dai letterati agli scienziati, eppure in un mondo dove tutto sembra possibile, nel secolo del progresso e del grande avanzamento della società, l’uomo trova il suo limite fisico e mentale nell’impossibilità di dimostrare l’anima, il fondamento stesso dell’esistenza umana nel mondo.
Al giorno d’oggi la nostra società si sta evolvendo velocemente, si sta elevando ed immergendo nella realtà astratta dell’internet, dei social network, dei profili personali. Si può conoscere una persona semplicemente andando a visitare il suo profilo Instagram e leggendo un CV. Si può capire cosa le piace andando a guardare la “lista desideri” e gli acquisti passati di Amazon, sembra che le pagine web capiscano i nostri bisogni ancor prima che essi si manifestino, attraverso complessi algoritmi di analisi nei motori di ricerca.
Ma nonostante questo restiamo radicati alla realtà, e per questo dobbiamo ringraziare le generazioni mature, i nonni, i docenti universitari e tutti coloro che sono cresciuti prima che il boom dell’internet avesse inizio. Loro infatti attraverso i racconti di esperienze vissute ci hanno tramandato i valori e la realtà di un mondo prima degli smartphone, prima della share economy, prima del delivery food, un mondo sicuramente meno “smart”, ma in cui i rapporti tra le persone erano più concreti, più reali, più diretti, più umani nel senso stretto del termine.
Le guerre mondiali, l’olocausto, la guerra fredda, non sono poi così lontani, i vecchi errori ancora ci spronano a fare meglio, e nel ricordo e nella memoria l’uomo di oggi ha costruito, conscio dei limiti che non può più permettersi di superare, con la volontà di non commettere mai più gli stessi errori e migliorarsi sempre, senza perdere “l’anima”.
Come faranno le generazioni future a non perdere la bussola? Riusciremo noi giovani di oggi a trasmettere ai nostri figli, agli uomini del domani cosa è importante? Sono domande complesse, a cui è difficile dare una risposta, dopotutto chissà cosa saremo capaci di costruire tra cinquant’anni, considerando che ci sono bastati questi ultimi vent’anni per cambiare lo stile di vita di 7 miliardi di persone.
Il messaggio che io ho raccolto dall’esibizione di Giacomo Poretti è perciò questo, l’invito a non cullarsi nelle comodità che il progresso ci ha offerto, di continuare ad essere curiosi, di continuare ad imparare e di continuare a comportarci come esseri umani dotati di anima, di sentimenti ed emozioni, perché sono cose che non riusciremo mai a riprodurre con la tecnologia, e il fondamento stesso dell’essere dell’uomo.
Elettra Esibizione per Agenzia Stampa Italia