(ASI) A Roma, presso la libreria Mondadori di Via Piave, è stato presentato al pubblico il saggio "Prospetto psicografico di Aldo Moro" (Edizioni Italia, Semplice, 2018, €. 18,00), libro della scrittrice internazionale Anna Rita Santoro ( già autrice di saggi su figure come Giuseppe Melli e Guido Gozzano, premiata al Salone del libro di Torino del 2016 e del 2018) , psicologa e grafologa. Che , per la prima volta, fa un ritratto pieno del Presidente della DC, sequestrato e - come gli uomini della sua scorta - ucciso dalle BR tra il marzo e il maggio 1978, analizzando a fondo la sua scrittura , anzitutto delle tante lettere inviate, durante la prigionia, .alla famiglia, ai colleghi di partito, alle più alte cariche dello Stato..
Con grande pazienza e lucidità, l' Autrice ha visionato gli originali delle lettere di Moro conservati all' Archivio centrale dello Stato:esaminandoli riga per riga, secondo i piu' rigorosi canoni dell' indagine grafologica. E arrivando a smentire, così, una serie di inesattezze, luoghi comuni , quasi "leggende metropolitane" iniziati a circolare già nei giorni stessi della prigionia del leader DC, e diffusi ad arte dal circuito politico e massmediatico.
Come anzitutto, la tesi d'un Moro inaffidabile ( specie quando, nelle sue lettere, si sforzava di trovare uno spiraglio per una soluzione umanitaria del suo caso, capace d'incrinare il granitico "fronte della fermezza"...), perchè sicuramente drogato, plagiato, forse addirittura torturato dai suoi carcerieri, o quantomeno vittima della "Sindrome di Stoccolma". "Tesi, questa", ha precisato Nicola Lo Foco,. giornalista esperto della storia degli "anni di piombo", e specialmente appunto del caso Moro, " diffusa, in quei giorni del sequestro, soprattutto da quanti . come anzitutto il PCI e buona parte della stessa DC - con l'alibi di salvaguardare l'autorità dello Stato non esitarono, in realtà, a sacrificare lo statista prigioniero sull' altare del "compromesso storico".In quest' errore - ha ricordato ancora Lo Foco - cadde anche uno studioso come il criminologo Francesco Bruno, all'epoca giovane assistente universitario. Così mi fa molto piacere che sia uscito un libro come questo di Anna Rita ( originaria anche lei, come Domenico Modugno e altri artisti, di San Pietro Vernotico, nel Salento): che rende finalmente giustizia a una personalità come quella di Aldo Moro, che anche in un frangente così drammatico seppe conservare la sua lucidità e il suo acume politico". "L' analisi che ho fatto della scrittura di Moro, infatti", ha precisato Anna Rita, "conferma il grande equilibrio interiore e la capacità di resilienza di quest' uomo: che, anche dal "carcere del popolo", scrive in un modo che testimonia quanto lui si stia sforzando di trovare una soluzione al dramma, un' "Uscita di sicurezza" ( per dirla con Ignazio Silone) che permetta di salvare la sua vita senza menomare l'autorità dello Stato.
Poi, man mano che si va verso l'epilogo del dramma, la sua scrittura perde gradualmente queste caratteristiche, mentre purtroppo ogni spiraglio si va chiudendo". Roberto Cipriani, docente emerito di Sociologia della religione all' Università Roma, 3, ha ricordato gli anni della sua giovanile conoscenza - da studente universitario e poi da docente -di Moro, in Puglia e a Roma. Il grafologo giudiziario Vincenzo Tarantino ha sottolineato d'aver piu' volte chiesto inutilmente alla RAI di soffermarsi sulla complessità e profondità psicologica d'una personalità come quella del presidente della Dc: proposta, osserviamo, da riprendere senz'altro oggi ( nelle varie trasmissioni del 2018 dedicate al 40nnale della vicenda Moro, si è iniziato a toccare anche quest'aspetto, ad esempio nella fiction di Rai 1 "Il professore" e nell' intervento della figlia Maria Fida allo speciale condotto da Michele Santoro).
Salameh Ashour, portavoce nazionale della Comunità palestinese in Italia, ha ricordato, invece, la passione di Moro per la politica estera, e l' impegno dimostrato dal leader DC (che fu ministro degli Esteri nei primi anni '70) nel voler tener senz'altro fuori l' Italia dal vortice del terrorismo internazionale: mediante precisi accordi "dietro le quinte" coi leader di vari Paesi arabi, mantenendo al tempo stesso l' Italia nella fedeltà all' Alleanza atlantica (in tanti anni, infatti, unici attentati gravi sicuramente riconducibili al terrorismo mediorientale in Italia sono stati quelli di Fiumicino del '73 e dell' 85, e la bomba alla Sinagoga di Roma dell'ottobre 1982).
Fabrizio Federici