(ASI) Abruzzo – Abbiamo intervistato Saverio Malatesta, autore del libro “Orsogna 1943. Le battaglie per la Linea Gustav nella Cassino dell'Adriatico” (Edizioni Menabò), opera che ricostruisce il drammatico racconto delle quattro battaglie svolte nel dicembre 1943 ad Orsogna, piccolo centro della Provincia di Chieti, sito in uno strategico crocevia sulla Statale Marrucina che collega la montagna al mare, gli Appennini all'Adriatico, Guardiagrele ad Ortona.
Ad Orsogna, durante la Campagna d'Italia (1943 – 1945), passava la Linea fortificata Gustav, eretta dalle forze armate germaniche per arrestare l'avanzata degli Alleati. Qui, gli Alleati vengono sconfitti dai paracadutisti dell'esercito tedesco e per questo la storia, scritta dai vincitori, ha preferito concentrare la sua attenzione su altri episodi, come la vicina Battaglia d'Ortona, combattuta pressoché nello stesso periodo di quella d'Orsogna e la Battaglia di Cassino sul fronte tirrenico.
Chi è Saverio Malatesta?
“Nato a Milano da genitori marchigiani, il capoluogo lombardo è la città dove vivo e lavoro. Sono da sempre appassionato di storia militare e in particolare della Campagna d’Italia”.
Come è nata l'idea di scrivere un libro sulla battaglia di Orsogna?
“Dopo essermi laureato nel 2004 con una tesi sulla Battaglia di Cassino, ai più nota per il bombardamento della omonima abbazia benedettina, è cresciuto in me l'interesse per la battaglia di Orsogna che vide contrapposti alcuni mesi prima degli eventi cassinati gli stessi eserciti, tedesco e neozelandese. Orsogna è un piccolo borgo abruzzese ai piedi del massiccio della Maiella che ebbe la sfortuna di trovarsi come Cassino lungo il sistema difensivo tedesco denominato Linea Gustav, che nell’inverno 1943 tagliava in due la Penisola. I furiosi scontri che lì avvennero sono ancora oggi pressoché sconosciuti in Italia, ma – come ho potuto constatare – rivestono un'importanza primaria nella storia della Campagna d’Italia. È partito così un lavoro durato più di cinque anni”
Perché questo avvenimento storico è stato fino a oggi pressoché ignorato dalla storiografia ufficiale?
“E’ una domanda che mi sono spesso fatto quando ho cominciato a studiare nei dettagli la battaglia di Orsogna soprattutto alla luce delle perdite e dei morti contati dall’esercito neozelandese, addirittura superiore a quello registrato nella cruenta battaglia di Cassino. La risposta è molto semplice. Perché a Orsogna, ma possiamo dire lungo tutta la Linea Gustav dell’Adriatico, gli Alleati subirono una serie di pesanti sconfitte per mano della controparte tedesca. O - guardandola da un’altra prospettiva – si può affermare che tutte le operazioni che gli Alleati lanciarono si risolsero con un nulla di fatto e non raggiunsero mai gli obiettivi finali prefissati, ma solo conquiste territoriali limitate. La storiografia alleata ha così preferito concentrarsi sugli eventi del fronte tirrenico, più ricchi di vittorie, e quindi sulla battaglia di Cassino, sullo sbarco ad Anzio e sulla successiva conquista di Roma vero obiettivo alleato, lasciando sullo sfondo e quindi anche in un lungo oblio tutto ciò che ha caratterizzato gli eventi del settore adriatico. Dall’altra parte la battaglia di Orsogna sconta all’interno degli eventi del settore adriatico la maggiore notorietà e probabilmente fascino militare rappresentato dalla battaglia di Ortona, la cosiddetta Stalingrado d’Italia, che si svolge sostanzialmente negli stessi giorni. La battaglia di Orsogna si trova dunque schiacciate tra queste altre due importanti realtà”.
Come si sono svolte le tue ricerche e quali sono stati i passaggi più difficili da ricostruire?
“Ho avuto la grande fortuna di conoscere due ricercatori neozelandesi che mi hanno gentilmente messo a disposizione numerosi documenti ufficiali tedeschi, ma soprattutto di archivio neozelandese che non solo raccontano dettagliatamente la battaglia ma al cui interno sono indicate interessanti coordinate georeferenziali. Attraverso un lungo lavoro di decifrazione – anche direttamente sul campo di battaglia - sono riuscito a ricavare le esatte posizioni delle truppe, dei loro tragitti, di postazioni di armi o di carri armati e di indicarli in dettagliate cartine dell’Istituto Geografico Militare. Mappe che possano essere utilizzate come una guida sul terreno per tutti gli appassionati che vogliono comprendere fino in fondo le tattiche usate dai due eserciti”.
Perché definire Orsogna “Cassino dell’Adriatico”?
“Sono tre i motivi che mi hanno spinto a tale definizione. Innanzitutto i protagonisti: come a Cassino anche a Orsogna si affrontarono le stesse unità. Mi riferisco in particolar modo ai paracadutisti tedeschi del terzo battaglione del 4° reggimento, un manipolo di uomini che difesero per mesi le alture attorno all’abbazia benedettina. Il secondo motivo è che come a Cassino i “Fallschirmjäger” trasformarono l’abitato in una vera e propria fortezza con postazioni pressoché inespugnabili. La risposta alleata a tale sistema difensivo fu la medesima di Cassino: ovvero la distruzione totale del paese attraverso massicci bombardamenti da cielo e da terra. Orsogna ebbe il 95% di edifici colpiti. Terzo aspetto, gli errori tattici commessi dai comandi neozelandesi: dai continui attacchi frontali al paese, al mancato coordinamento tra la fanteria e i carri armati fino alla limitazione nell’utilizzo dei soldati. Tuttavia i comandi neozelandesi sottostimarono l’insuccesso registrato in Abruzzo come un incidente di percorso e con esso i suoi principali errori tattici, che puntualmente vennero ripetuti alcuni mesi dopo ai piedi dell’abbazia benedettina”.
Cristiano Vignali – Agenzia Stampa Italia