Giovanni Verga inedito: all’asta a Parigi le lettere e la “Cavalleria Rusticana”

Giovanni Verga (ASI) Un tesoro di autografi di Giovanni Verga (1840-1922) è tornato alla luce in Francia. Si tratta di una straordinaria raccolta di quasi 300 lettere, tutte inedite, indirizzate dal grande scrittore siciliano ai fratelli Pietro e Mario, alla mamma Caterina e al nipote Giovannino, da cui emergono squarci sulla vita familiare del caposcuola del Verismo, tra problemi di salute e gestione finanziaria dei terreni di proprietà, ma anche e soprattutto annotazioni sulla vita mondana a Firenze e Milano, sui suoi capolavori come Mastro Don Gesualdo e I Malavoglia, con oltre cento lettere riguardanti la genesi, il successo e le vicende giudiziarie della Cavalleria rusticana nella causa che ne derivò con Mascagni per l’omonima opera lirica.

Gli autografi saranno battuti all'asta da Christie's a Parigi il prossimo lunedì 5 dicembre e provengono da una collezione privata francese, che li acquistò a suo tempo dall'erede dell'autore di "Mastro don Gesualdo" e "I Malavoglia", il nipote Giovannino Verga.
Nel catalogo di Christie's, i manoscritti sono divisi in tre lotti: due di carteggi e uno relativo all’eccezionale versione autografa della celeberrima novella Cavalleria rusticana. Il primo lotto, messo all’asta per la cifra di 150.000,00 euro, è dunque l’originale autografo della Cavalleria rusticana di cui Giovanni Verga preparò la sceneggiatura “per il cinematografo”. Si tratta certamente di una scoperta di grande importanza per la storia della Letteratura e per il ruolo ricoperto da Giovanni Verga, senz’altro il primo tra i grandi scrittori di fine Ottocento ad aver compreso il linguaggio rivoluzionario del Cinema appena nato.

L’autografo della Cavalleria rusticana per il cinematografo è suddiviso dallo stesso Verga in dodici quadri, le continue correzioni dimostrano il travaglio della creazione di uno scrittore pignolo ed attento al particolare verista anche nella “resa” cinematografica dei particolari e sicuramente sarà l’autografo che desterà maggiore interesse all’asta del 5 Dicembre a Parigi, durante la quale saranno messi in vendita anche lettere autografe del Re Sole Luigi XIV ed autografi di Marcel Proust, Pablo Picasso, Mallarmé e Zola. L’autografo è anche uno straordinaria documento che rivela la calligrafia minuscola di Giovanni Verga.

Il secondo lotto comprende 78 lettere autografe (e 10 telegrammi), per un totale di 320 pagine autografe, messe all’asta per un valore di 90.000,00 euro, tutte scritte in italiano, indirizzate ai familiari e prevalentemente ai fratelli Pietro e Mario e al suo nipote Giovannino, riguardanti la genesi, il successo e le vicende della sua più celebre novella, la Cavalleria rusticana. Mai prima d’ora si era appreso nei particolari il punto di vista di Giovanni Verga nell’incredibile vicenda giudiziaria che coinvolse lo stesso scrittore contro Pietro Mascagni per l’omonima opera lirica tratta dal suo capolavoro letterario, pubblicato per la prima volta nel 1880. Le lettere, scritte da Milano e da Catania, vanno infatti dal 1880 al 1916 e costituiscono un patrimonio straordinario su quello che resta uno dei capolavori assoluti della storia della letteratura ed anche della musica. Ma Verga, in questo inedito gruppo di lettere, non si dedica solo alla Cavalleria rusticana “letteraria” e poi “musicale”, ma anche alla versione teatrale da lui stesso scritta in 3 giorni per l’attrice Eleonora Duse, che la mise in scena con grande successo il 14 Gennaio 1884 al Teatro Carignano di Torino. Straordinario il telegramma del 5 Marzo 1887 in cui Verga domanda al fratello Pietro di “far spedire scena subito Alberto Buffi, amministratore Compagnia Duse Teatro Manzoni Milano”, così come la lettera del 14 Luglio 1887, spedita da Catania, in cui comunica al fratello Pietro che “la Cavalleria ha avuto a Parigi un successo immenso della Duse”. Lettere autografe che ricostruiscono il cammino e il successo della Cavalleria rusticana prim’ancora che Pietro Mascagni debuttasse con l’omonima opera lirica il 17 Maggio 1890 al Teatro Costanzi di Roma.

Numerose poi sono le lettere in cui Giovanni Verga commenta l’opera di Mascagni: “il libretto musicale dal Mascagni... una contraffazione e un plagio della nostra Cavalleria”, scrive Verga il 26 Ottobre 1890 da Milano al fratello Mario. “Tu spedisci immediatamente raccomandati all’Avv. Moise Amar, via Magenta 27 a Torino, i libretti della Cavalleria rusticana di Targioni-Tozzetti e del Giovanni Monleone”, riferendosi anche ad un’altra versione musicale del Cavalleria andata in scena ad Amsterdam, Ginevra, Budapest e Costantinopoli per opere di un altro giovane compositore di nome Giovanni Monleone. Una terribile controversia giuridica e finanziaria che la corrispondenza di Verga commenta nei minimi particolari, che vede il grande scrittore protagonista di un grave processo contro Sonzogno e lo stesso Mascagni, ma che rivela anche per la prima volta il successo internazionale. Una corrispondenza che rivela anche le letture di Giovanni Verga, i suoi travagli interiori e la sua biblioteca, quando in una lettera del 1 aprile 1891, da Milano, chiede al fratello Mario “l’elenco preciso dei volumi di Zola della serie dei romanzi Rougon-Macquarte, che sono legati in tela rossa”.

Infine , il terzo lotto, costituito da 198 lettere (e 20 telegrammi), per un totale di 540 pagine, messo all’asta per la cifra di 120.000,00 euro, inviate da Giovanni Verga alla madre, ai suoi fratelli e al nipote, addirittura dal 1869 al 1921, un anno prima della sua morte. Una corrispondenza autografa di eccezionale ricchezza umana e letteraria, interamente inedita, in cui Verga commenta la vita mondana e letteraria di Firenze (1869) e di Milano (1872), ma che rivela come il grande scrittore sia stato sempre legato alla sua terra e alla sua Sicilia, ai suoi affetti e alle sue proprietà e gestioni economiche e familiari. Un primo gruppo di lettere copre gli anni dal 1868 al 1878, per lo più scritte da Catania, ad eccezione di 6 lettere scritte da Milano presso il Grand Hotel et de Milan, l’hotel dove soggiornavano Alessandro Manzoni e Giuseppe Verdi. La seconda parte della corrispondenza è composta da 53 lettere intime e confidenziali, indirizzate al nipote Giovannino, tra cui anche 8 lettere scritte sulla carta intestata del “Senato del Regno”, di cui Giovanni Verga fu senatore.

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