(ASI) Torna InQuadrando Paesaggi a Civita D’Antino (AQ), la rassegna di Arte, Cultura e Tradizioni popolari prevista per sabato 3 e domenica 4 settembre.
L’evento giunto alla settima edizione, si propone di celebrare l’incontro dei pittori danesi guidati da Kristian Zahrtmann e il suggestivo paesaggio di Civita D’Antino.
La manifestazione, promossa dal Comune di Civita D’Antino e diretta da Cinzia Pace, Antonio Santilli, Emanuele D’Andrea e Anna Persia, si aprirà sabato 3 settembre con un calendario ricco di spettacoli teatrali, musicali e culturali, tra i quali il progetto fotografico 'Little Human Artworks', nato dall'unione sinergica tra il fotografo Alessandro Passerini, fotografo contributor per Art+Commerce/VOGUE e curatore artistico del Premio Nazionale di Fotografia e Pittura 'B. Cascella', e la performer Elisa Mucchi. Coadiuvati dalla fotografa Giulia Pesarin e dalla fashion designer Elena Massari, inizialmente il progetto fu pensato per gli spazi della Galleria del Carbone di Ferrara è stato poi presentato in altre gallerie e rassegne in Italia e all'estero.
“Il corpo è segreto e continua e inevitabile rivelazione contemporaneamente; il nudo sui libri faceva palpitare, faceva discutere poi è arrivato il momento della fotografia, dello schermo poi dell’esibizione reale e palpabile del corpo. Si è imparato quindi a sfidare il corpo, a celebrarlo, ad usarlo per creare scompiglio e distruggere le regole finché la nuova legge è diventata il corpo stesso. Il suo potere immenso, una volta svelato, lo ha reso una merce di scambio ma è una moneta che vale poco quando chiunque la esibisce, la tratta e lo mostra. Il corpo appartiene all’Uomo e lo possiede, il corpo è l’opera più maestosa.
Da sempre il corpo, comunque sia interpretato, risulta un indicatore esemplare della società, nel Medioevo la Maternità, emblema della primigenia corporalità, era esibita e carnale, nella Modernità le regole si sono fatte ferree e la Madonna divenne diafana, irreale e trasparente.
Qui vediamo un corpo che scappa da quell’immagine delle tendenze artistiche degli anni Settanta, dove l’impellenza era maltrattare e abusare il fisico, che doveva essere fruito, agito e agente, veicolo e messaggio, al contempo, del travagliato periodo storico.
I corpi fotografati da Passerini, nella loro definizione precisa e didascalica, ricercano l’interazione con elementi ambientali per essere invasi dall’input vitale. Nonostante la Natura sia onerosa e l’intervento tecnologico inglobante, il corpo nelle fotografie di Passerini riempie se stesso e ne diventa protagonista indiscusso, si nasconde, non per vergogna ma per rappresentare la condizione più generalmente umana.
Il corpo presentato da Passerini è l’emblema di un post-moderno stanco di rappresentare la trasgressione ricercata a tutti i costi, dedicandosi invece a una tecnica impeccabile, che esprime una grande consapevolezza corporea e che implica un rinnovamento sempre presente”.