“Chieti nella Tarda Antichità”: un'epoca di trasformazione e di riassetto dell'identità della città che sembra la nostra

(ASI) Non passa settimana che sugli organi d'informazione non vengono pubblicizzate notizie inerenti affronti portati avanti dai poteri forti nei confronti della città di Chieti, tesi al totale ridimensionamento del suo ruolo politico

– amministrativo; un vero e proprio colpo sferrato ai danni della città del Pelide Achille (una delle più antiche d'Italia, fondata secondo tradizione 1181 anni prima della nascita di Cristo), un gesto che rappresenta un oltraggio, un atto di lesa maestà per una città tanto ammirata e amata per la sua nobiltà  e per la sua tradizione, quanto odiata da chi evidentemente non conosce, non ha rispetto o semplicemente vuole in malafede cancellare la sua storia, la nostra identità, dotata di radici profonde che non gelano mai.

Proprio sull'impeto emotivo di questi allarmanti notizie che si ripercuotono ormai incessantemente come una pioggia di meteoriti che cadono sulla città, ho avuto l'ispirazione per scrivere il Volumetto “Chieti nella Tarda Antichità” (Ed.”La Voce dei Marrucini”, 80 pagine, carattere 9 Times New Roman) basato sulla  reinterpretazione personale di documenti storici e tracce archeologiche già esaminate, ma in maniera diversa e, a volte in modo quasi diametralmente opposto, da alcuni studiosi universitari.

 Questo lavoro, realizzato con la consulenza archeologica della studentessa universitaria Nicole Cappelletti, tratta di un periodo storico in cui Chieti, dopo una fase di forte sviluppo, fasti e gloria, si trovava in un momento di  trasformazione  e di assestamento nel passaggio dalla città romana a quella medievale: la Tarda Antichità.

 Un periodo storico che a Chieti fu molto lungo, dal 346 d.c., anno in cui ci fu un rovinoso terremoto che colpì il Sannio, regione romana in cui Teate Marrucinorum era inclusa nel IV secolo, passando per Goti, Bizantini e Longobardi, fino al 801, anno del  rovinoso sacco ed incendio punitivo della città, sede di Gastaldato e/o Prefettura di Castelli longobarda, da parte delle truppe franche sacro – romano imperiali di Carlo Magno.

Oltre quattro “secoli bui” di storia di cui non ci restano pressoché documenti a causa sia delle distruzioni, sia, probabilmente, delle censure portate avanti dalla Chiesa verso gli ostili Longobardi, la cui memoria doveva essere il più possibile cancellata, ma che l'archeologia e la toponomastica ci aiutano in parte a ricostruire; lasso di tempo in cui Teate, benché in tono minore rispetto all'età romana, riesce comunque a mantenere un suo ruolo e una sua importanza urbana, in virtù della sua fortemente consolidata identità cittadina, a differenza di altri centri urbani di antica fondazione che invece scompaiono.

Un'epoca, per certi versi, molto simile alla nostra (oggi, siamo diretti verso una sorta di nuovo Medioevo tecnologico), in cui la città è sopravvissuta, nonostante il disfacimento generalizzato del tessuto urbano romano,in virtù della volontà, della caparbietà e della tenacia dei suoi abitanti. Dunque, un periodo storico da prendere come esempio per trovare la forza di andare avanti nonostante le difficoltà attuali, per infondere nell'animo dei Teatini la consapevolezza che  Teate Marrucinorum,come ci insegna la storia, risorgerà dalle ceneri come “l'araba fenice”.

L'opera è reperibile contattando direttamente l'autore su Facebook, sull'email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o telefonicamente al 388 89 31 953, oppure presso l'edicola di Piazza Valignani.

Cristiano Vignali

Storico e Politologo teatino

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