(ASI) Gomorra è la serie tv che ha avuto un enorme successo di pubblico in Italia e all'estero. Una fiction che è stata apprezzata anche dalla critica.
La serie televisivà è il frutto della collaborazione di Sky con due case di produzione cinematogratiche italiane quali la Cattleya e la Fandango. La qualità della produzione e del cast artistico poi mette in risalto ancor di più il successo. Un buon ritorno di immagine ed economico per il made in Italy.
Per il pubblico la serie televisiva è nettamente migliore rispetto alla versione cinematografica. Mentre il libro di Saviano continua ad avere un clamoroso gradimento anche grazie al prodotto televisivo.
Sebbene sia il film e sia la fiction rispettino i temi del best seller di Saviano, la serie diretta da Stefano Sollima è ancor più reale, e fa entrare nella storia lo stesso spettatore. Un coivolgimento continuo dovuto dai ritmi veloci delle azioni. Una partecipazione dovuta soprattutto alle incredibili trame che vedono un clan camorristico alle prese con l'arresto del Boss Don Pietro Savastano(Fortunato Cerlino) e della scissione dovuta al cambiamento del figlio Gennaro(Salvatore Esposito).
Nelle prime puntate non è visto come l'erede, ma poi ritornato da una tremenda esperienza in Honduras cambia radicalmente carattere, e si schiera contro i vecchi uomini di fiducia del padre per controllare i propri affari, e soprattutto con Ciro(Marco D'Amore), che prima della partenza gli fu da mentore.
Gli incredibili colpi di scena e le crudeltà che sono messe in atto dai criminali sono dovute anche da una guerra per lo spaccio territoriale con Don Salvatore Conte (Marco Palvetti), boss di un clan rivale dei Savastano.
Il film di Garrone, uscito nel 2009, fu sicuramente una novità e un successo, ma probabilmente il difetto della produzione cinematografica è di non poter spiegare nei dettagli le personalità dei personaggi e dar poco spazio a chi non è protagonista.
La serie tv invece permette questo; con 12 puntante la storia è un continuo proporsi di novità, anche i personaggi meno importanti ( esempio il ragazzino Daniele) seppur rivesta un ruolo marginale, ha la sua importanza nel racconto ed è anche decisivo in certi frangenti.
In ogni protagonista sono messi in luce i pregi, i difetti (L'amore che ha Don Salvatore per la madre, l'attaccamento alle famiglie degli uomini di Don Pietro, ecc) ed è (tristemente) bello vedere il realismo che c'è dietro alla storia, alla crudeltà che si nasconde nei quartieri popolari di Napoli, ai soldi sporchi che girano senza che lo Stato possa far qualcosa.
Ancor più triste è il vedere come i bambini siano le vittime di tutto quel sistema, sfruttati per le " commissioni", incanalati in una struttura criminale dove è difficile uscirne mentre i genitori possono rimanere solo impotenti.
Rimane solo da attendere la seconda stagione che è ancora in fase di scrittura e tra il pubblico c'è molta curiosità per il prosieguo della storia. Infatti è opinione comune degli tanti spettatori che il bello della serie deve ancora venire.
Carlo Sampogna - Agenzia Stampa Italia