(ASI) Pubblicato dall'Associazione Culturale Vera Canam, "Apparenze" (pagg. 168, € 15,00) racconta le vicende di Rosario, cinquantenne bancario che i lettori hanno già apprezzato nei precedenti libri di Viincenzo Ruggieri: "...e venne il tempo", "Coincidenze" e del volume successivo "La collina degli equilibri". Romanzi accomunati anche dallo sfondo di una Palermo intrigante e talvolta molto misteriosa, cornice ideale per la vita a tratti complicata del protagonista. Ne abbiamo parlato con l'autore, finalista al Kaos Festival di Montallegro (il programma) che si svolgerà il 25 e 26 gennaio 2014.
Secondo lei, qual è l'aspetto più avvincente delle storie di Rosario?
Uno degli aspetti più avvincenti nelle storie di Rosario ritengo sia quello di far partecipare il lettore ai pensieri del protagonista per giungere con i sillogismi che vengono scoperti ed affrontati insieme (lettore e Rosario) sino alla scoperta, ovvia, lampante, della Verità, che sin dalle prime pagine di ogni romanzo viene ricercata con caparbietà modificandosi da intuizione in certezza.
Quanto c'è di Vincenzo Ruggieri nel personaggio?
Ogni scrittore dona qualcosa del suo vissuto ai suo personaggi, anche perché raccontare di episodi, descrivere caratteri, abitudini e difetti che appartengono alla realtà facilita il compito di farli diventare parte dell’esperienza di chi legge. Nella fattispecie Rosario è un bancario, pittore dilettante, curioso di ciò che non ha spiegazione immediata, affascinato dai misteri e amante della sua panormità, delle tradizioni, culinarie e non, proprio come il suo autore.
Quali avventure vive Rosario in "Apparenze": si evolve, cambia rispetto agli altri libri? e ne "La collina degli equilibri"?
In Apparenze Rosario si trova ancora una volta come negli altri romanzi ad indagare su delle misteriose coincidenze che affronta e risolve con l’aiuto anche di belle donne che spesso lo circondano. Tuttavia chi segue le sue avventure individuerà, proprio insieme al protagonista, l’evoluzione e la maturazione delle sue passioni che via via riesce a differenziare dai veri sentimenti, che scopre essere i reali valori della vita. Questo percorso è maggiormente percepito nell’esposizione de “La Collina degli equilibri”, dove con l’immancabile aiuto di un personaggio onirico evocato dalla sua memoria che lo conduce per improbabili luoghi, trova una pace interiore.
Scrivendo di Palermo, riesce a vedere la sua città in maniera diversa rispetto a come la vive quotidianamente?
Scrivere di Palermo è per me come proporre ad un amante di parlare della sua amata. A questa meravigliosa città è dedicato infatti il quarto romanzo, indugiando sulla memoria di luoghi che ogni suo abitante ha visitato almeno una volta e quindi si raffigura leggendo, quasi costruendo la scenografia entro cui “muovono” i personaggi dei miei romanzi. E anche da luoghi contemporanei, vissuti quotidianamente, trovo l’ispirazione per le trame, inusuali, ma non improbabili, che racconto ai lettori.
Quali saghe ha apprezzato di più come lettore?
Molti, dopo aver letto la mia saga, citano Camilleri o Dan Brown e perfino Umberto Eco. Non nego che le loro opere mi sono molto care, come pure quelle di Piazzese e Billitteri.
Sarebbe concepibile Rosario in un'altra città?
Per "scoprire" i misteri che Rosario trova sulla sua strada è necessario conoscere approfonditamente i luoghi dove si sono svolte azioni che sono all’origine delle sue “indagini”. Non credo il protagonista potrebbe “muoversi” in ambiente diverso da una Palermo che "tanto ha da raccontare ai suoi figli e ai suoi amanti”. Rosario è un palermitano convinto alla ricerca di indizi immersi nei segreti locali. Inconcepibile uno scenario diverso.
Giovanni Zambito