La conferenza di Paolo Sommella ci riporta agli albori delle origini di Roma, alla discendenza troiana di Romolo e Remo, nelle cui vene scorreva il sangue di Enea. L’archeologia ha spesso rincorso il mito e le narrazioni degli antichi alla ricerca delle tracce dell’eroe immortalato da Virgilio nell’Eneide, e talora le ha incontrate.
Sono passati oltre quarant’anni da quando uno scavo di pronto intervento nei pressi dell’antico santuario delle Tredici are, a Lavinio, circa 700 metri a Sud del borgo di Pratica di Mare, portò alla scoperta di un edificio dalla forma del tutto particolare: un piccolo edificio a tumulo, con una cella quadrata fornita di pronao, che i pochi materiali votivi (vasi miniaturistici, statuine in terracotta, ecc.) della fine del IV sec.a.C. qualificavano come sacro.
L’edificio era stato costruito sopra una sepoltura più antica, della quale si poté recuperare parte del notevole corredo: oltre sessanta furono i vasi e gli oggetti in argento, bronzo e ferro restituiti, databili nel secondo quarto del VII sec.a.C.; una sepoltura senza dubbio principesca, come suggeriva anche la presenza delle armi e del carro. La tomba, una grande cassa rettangolare formata da lastre di cappellaccio infisse nel terreno, risultò collocata esattamente al centro del tumulo di epoca successiva, evidentemente realizzato sullo stesso luogo di un tumulo più antico posto a protezione di una sepoltura della quale si intendeva perpetuare la memoria.
Le peculiarità, le caratteristiche dell’insieme, la sua posizione topografica suscitarono sin dalla scoperta vivo interesse richiamando alla memoria i racconti degli autori antichi sulla presenza in questi luoghi del mitico eroe troiano Enea. Il monumento si trova infatti non lontano dal Fosso di Pratica, l’antico Numicus presso il quale è ambientata la battaglia tra Latini e Rutuli, descritta da Virgilio nell’Eneide, durante la quale Enea scompare. Ma soprattutto richiamarono in modo sintomatico un passo di Dionigi di Alicarnasso, storico dell’età di Augusto, profondo conoscitore di questi luoghi. Narra Dionigi che, nell’ambito dello scontro finale tra Enea e Mezenzio, «non lontano da Lavinium», dopo la battaglia «non essendo visibile in alcun luogo il corpo di Enea, alcuni ne dedussero che fosse stato trasportato tra gli dei, altri che fosse perito nel fiume, presso il quale avvenne la battaglia. E i Latini gli costruiscono un heròon, fregiato di questa iscrizione: del dio Padre Indigete che guida la corrente del fiume Numico ...... c'è un tumulo non grande, ed intorno ad esso alberi allineati degni di vista».
La scoperta del tumulo di Pratica, certamente interpretabile come un heroon, è così entrata come importante elemento di discussione nel dibattito sul problema dell'origine della leggenda di Enea a Lavinium e della sua cronologia. Alla vasta bibliografia sull’argomento si è aggiunta in questi ultimi anni una serie di interpretazioni, alcune di grande spessore scientifico, altre non sufficientemente fondate sulla documentazione archeologica originaria. è questa dunque una occasione per discutere di teorie recentissime, anche basate sugli scavi in corso nel Latium vetus costiero, che originano nuove suggestive linee di lettura.
MUSEO NAZIONALE ETRUSCO DI VILLA GIULIA
Sala della Fortuna
29 novembre 2013, ore 17,00
ENEA E INDIGES a Lavinium. Alcuni temi d’attualità
Conferenza di Paolo Sommella
Professore emerito nell’Università di Roma “Sapienza”
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