(ASI) Una figura troppo spesso dimenticata quella di Nicola Bombacci malgrado la sua attiva partecipazione alla nascita della legge sulla socializzazione delle imprese.
Un personaggio oltre gli schemi se si considera la sua matrice antifascista degli anni Venti e tra i fondatori del PCI nel 1921, dal quale viene espulso nel 1923. Socialista fino al midollo, viene fucilato a Dongo nell’aprile del 1945 insieme ad esponenti della Repubblica Sociale Italiana. Un Bombacci che ripete sino all’ultimo respiro, sino al colpo di grazia “Viva il Socialismo!”. Sull’adesione alla Repubblica Sociale Italiana di Nicola Bombacci, da segnalare anche un intervento forte di Vincenzo D’Agata su “Studi sul fascismo repubblicano”, il quale propone tra l’altro la lettera inviata da Bombacci a Mussolini l’11 ottobre 1943. Un documento di rilevante importanza che si riporta di seguito, ecco il testo: “Duce, come già scrissi in Verità nel novembre scorso, avendo avuto una prima sensazione di ciò che massoneria, plutocrazia e monarchia stavano tramando contro di voi, sono oggi più di ieri con voi. Il lurido tradimento di re-Badoglio che ha trascinato purtroppo nella rovina e nel disonore l’Italia, vi ha però liberato di tutti i compromessi pluto-monarchici del 1922. Oggi la strada è libera e a mio giudizio si può percorrere sino al traguardo socialista, pregiudiziale per la vittoria delle armi. Ma per assicurare bisogna avere l’adesione della classe operaia. Come? Con fatti decisivi e radicali nel settore economico- produttivo e sindacale. Al Ministro Buffarini ho accennato una mia idea. Volete? Sempre ai vostri ordini con lo stesso affetto di trenta anni fa”. Firmato Nicola Bombacci.
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