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Sabato a Roma le storie degli italiani detenuti all’estero
(ASI) Sabato 6 aprile presso la sala “L’universale” in via Caracciolo 12 a Roma si terrà la presentazione del libro “Le voci del Silenzio. Storie di italiani detenuti all’estero”. Interverranno gli autori Fabio Polese e Federico Cenci. L’incontro, organizzato dall’Associazione Culturale Zenit, è fissato per le ore 18.30. Il libro. Quanti connazionali conoscono la condizione cui sono costretti a vivere i circa tremila italiani attualmente detenuti all’estero, talvolta in spregio al diritto internazionale e nell’inadempienza dei consolati patri? In quanti immaginerebbero mai che il “sogno americano” possa trasformarsi in un incubo vissuto per anni dietro le sbarre, con il rischio di un epilogo mortifero? O che dietro il miraggio delle spiagge esotiche di Santo Domingo possa nascondersi un fatale imprevisto? Oppure che il fascino di Paesi come India e Thailandia possa celare aspetti oscuri?

E’ uscito per Eclettica Edizioni, “Le voci del silenzio – Storie di italiani detenuti all’estero”, un libro-denuncia, scritto da Fabio Polese e Federico Cenci che si avvale della prefazione di Roberta Bruzzone, Psicologa Forense e Criminologa.

Quest’opera di sensibilizzazione non passa attraverso la cronaca fredda e distaccata dei fatti, bensì da una raccolta di interviste realizzate con i familiari, con gli amici dei detenuti e con i protagonisti stessi, per consegnare al lettore il messaggio degli attori di queste tristi storie.

Nel libro vengono raccontate le storie di Carlo Parlanti, Enrico Forti, Derek Rocco Barnabei, Mariano Pasqualin, Fernando Nardini, Tomaso Bruno ed Elisabetta Boncompagni.

 

Sei su tremila è una percentuale minuscola, ma proprio per questo indicativa di un sottobosco che, maturando all’ombra del palcoscenico mediatico, è foriero di ingiustizie e sofferenze colpevolmente dimenticate.

Il lavoro di Fabio Polese e Federico Cenci non ha la presunzione di fungere da giudice e dichiarare l’innocenza a spada tratta degli italiani detenuti all’estero, ma semplicemente vuole dar voce a chi non ce l’ha. Un atto doveroso nei confronti di chi, privato di tutte quelle garanzie giuridiche che sono alla base del diritto penale, è rinchiuso in pochi metri quadri di cemento armato in qualche angolo del mondo.

A concludere il lavoro, c’è l’intervista a Katia Anedda, presidente della Onlus “Prigionieri del silenzio”, che si occupa della tutela dei prigionieri italiani detenuti all’estero, e a Giovanni Falcone, padre di un ragazzo arrestato in India, che oggi si occupa di storie simili a quella accaduta a suo figlio, grazie alla gestione di uno spazio internet.

Gli autori auspicano, il prima possibile, oltre che una sicura giustizia, una maggiore propensione – da parte del mondo politico, dei media di massa e, conseguentemente, dell’opinione pubblica – alla tutela degli italiani.

Redazione Agenzia Stampa Italia

 

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