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La maschera ed il volto

(ASI) Riporto la traduzione integrale del sorprendente discorso di Daniel Day Lewis, premio Oscar per l’interpretazione del personaggio di Abramo Lincoln, trovato sul giornale online The Onion il 24 febbraio 2013. Non me lo sarei proprio aspettato,  forse ho capito poco il film, oppure credo troppo ciecamente a certi miti americani.

Sono felice per aver vinto, però personalmente credo che Abramo Lincoln meritasse di morire.

Questa sera ho avuto il grande onore di ricevere il premio dell’Accademia come miglior attore per la  interpretazione nel film Lincoln. E’ un immenso privilegio ricevere l’Oscar per la terza volta, specialmente nell’interpretazione di questo personaggio storico. E nel riconsiderare questo ruolo, mi sento profondamente onorato per le lodi ed il rispetto che ho ricevuto. Tuttavia io personalmente penso che Abraham Lincoln sia stato un traditore americano che meritava di morire.

Onestamente dico che questo premio è per me una vera emozione. E ciò non cambia per il fatto  che sono stato premiato per aver interpretato un bugiardo, un falso,  un nemico della giustizia il cui assassinio fu pienamente giustificato.

Dopo tutto, interpretare un personaggio in un film non significa essere d’accordo con le opinioni e le azioni del personaggio che interpreti. Lungi da ciò. Infatti, ritengo questo ruolo una vera sfida per un attore, perché credo profondamente che Abramo Lincoln fosse un tiranno ed un ipocrita e che il sud avrebbe dovuto vincere la guerra. Ho sempre fortemente creduto che gli eserciti della Confederazione avessero l’imperativo morale e politico di sconfiggere l’esercito dell’Unione e che il 16° presidente degli Stati Uniti fosse un mostro che meritava di essere ucciso davanti a sua moglie. Pertanto immaginate che prova sia stata per me tentare di umanizzare questa figura repellente. Tutto ciò rende questo terzo Oscar particolarmente gratificante.

Per essere chiaro, non sono a favore della schiavitù in sé, sebbene io ritenga che certi aspetti della istituzione siano stati erroneamente condannati per amnesia storica. Io sono, comunque, a favore dei diritti degli stati, e la decisione di  Lincoln  del 1861 di sospendere il diritto protetto dalla costituzione dell’ habeas corpus a livello federale doveva essere una giustificazione sufficiente ad ucciderlo. Il mio regista, Steven Spielberg, come ogni altro membro del cast del film, è forse in completo disaccordo con me su questo punto, ma va bene! Penso che divergenze di opinione sulla storia di un film siano utili,  e  possano generare un’ atmosfera più ricca e stimolante sul set.

Devo dire, però, che è stato difficile per me lavorare in alcune scene del film, specialmente considerando che ritengo che Abramo Lincoln avrebbe dovuto essere assassinato molto, molto prima. Preferibilmente, prima delle sue dichiarazioni a Gettysburg o del suo discorso di inaugurazione del secondo mandato presidenziale. Due discorsi orrendi ed abominevoli che non riuscii a pronunciare senza sentirmi male. Quasi per miracolo riuscii a pronunciarli senza  manifestare l’ipocrisia del suo progetto Fort Sumter Tugboat. L’ uomo detto “L’onesto Abe” e “Il grande liberatore”-ah-  una volta criticò il Presidente Polk per aver dato inizio ad una guerra contro il Messico su basi incostituzionali, ma solo 16 anni dopo, lui stesso deliberatamente istigò l’aggressione militare del sud, così provocando ad arte l’inizio della guerra.

IL “Padre della Libertà”, davvero!  Cioè,  in gran parte, ma non un grande uomo.

Ancora, parte del fascino del ruolo di Abramo Lincoln consisteva nel fatto di entrare nella mente di qualcuno così incredibilmente brutto. Non è un segreto che sono attratto da materiali oscuri, e che ho fatto carriera recitando i personaggi più tortuosi e sinistri che si possano immaginare. Di questi Abramo Lincoln è solo il più recente. Ogni giorno che andavo sul set, io dovevo prepararmi alla sfida di recitare un malato, e devo dire che questo processo non è sempre semplice. Mi piace diventare veramente i personaggi  che recito, e come si può diventare uno dei più cattivi esseri umani della storia americana?  Nel mio caso, io dovevo costantemente  tener presente : “Non sei tu, Daniel. E’ solo un personaggio. Non dimenticarlo.”

E’ buffo, no?  Vedendomi recitare  tipi come Bill the Butcher, Daniel Plainview, ed ora Abramo Lincoln, la gente forse pensa che sono una specie di mostro! Bene, non preoccupatevi. Sto solo recitando.

Di fatto, all’ inizio rifiutai il ruolo, spingendo molto per avere la parte di John Wilkes Booth, le cui ideologie sociali e politiche rispecchiano le mie più da vicino. Ma poi ho capito che quella era codardia. Sono un attore, il  lavoro dell’attore consiste nell’affrontare le verità difficili e sgradevoli della vita per catturare l’intera gamma delle emozioni e dei tipi di comportamento della condizione umana, anche se ciò significa passare mesi dentro la mente di un uomo abominevole come Abramo Lincoln.

E così decisi di accettare il ruolo di uno dei più spregevoli individui della storia Americana. Per i sei mesi successivi mi isolai dagli amici e dalla famiglia, mi concentrai ed incanalai tutto il mio odio verso Abramo Lincoln, per il ruolo per cui oggi sono stato premiato.  Poi, alla fine delle riprese ho bruciato il mio costume da Abramo Lincoln, ed insieme una copia della Proclamazione dell’Emancipazione, ed ho detto  addio a quel disgraziato che avevo dovuto recitare per mesi. Una esperienza emotiva? Ma sì che lo fu. Ma mi ha procurato questo riconoscimento.

E’ una vergogna che non hanno mostrato l’assassinio nel film, però. Sarebbe stato ben appagante vedere questo figlio di buona donna che finalmente le prendeva.

Non uso spesso la parola “genio”, e certamente non la userò per descrivere A. Lincoln, che forse rimane il peggiore stronzo della storia della civiltà occidentale. Ma è stato mio grande onore recitare per lo schermo il ruolo di quest’uomo, sostenuto da un magnifico gruppo di attori, in un film costruito in modo sublime, un film che poteva essere molto, molto  più duro con il personaggio odioso e disgustoso del suo titolo. Sul set ho tentato di spingere in quella direzione, ma non mi permetterei mai di dire ad un regista come fare il suo lavoro. Fare un film è fare compromessi, credo.

Bene, almeno c’è una finale felice. Lincoln muore.

Emanuela Medoro

 

 

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