Più facile o più difficile negli anni cantando della nostra realtà "dare a Cesare quel che è di Cesare..."?
Il nome Quelked Cesare è stato suggerito qualche anno fa dai ragazzi del mio gruppo. Un simpatico gioco di parole che rispecchia la specificità dei Quelked che è quella di eseguire brani scritti interamente da me. Se poi vogliamo approfondire il significato della citazione è chiaro che si intende la necessità di dare a ciascuno il suo, quel che gli spetta o s'è guadagnato, dunque un invito alla giustizia, un richiamo ad attribuire i meriti a chi li ha e non a coloro che se ne appropriano. Credo sia sempre stato difficile cantare tutto questo, dal momento che da sempre la realtà presenta ingiustizie, diseguaglianze, brutture determinate dagli egoismi e dalle infinite ipocrisie del mondo. Un mondo dove troppi cercano di predominare sui deboli. Riconoscere il proprio ruolo, difendere i diritti, dare appunto a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio, al di là dei significati teologici, può essere un primo passo per la costruzione di una società giusta e pacifica fondata sulla promozione dei valori comuni, quali la famiglia, la difesa della vita, la solidarietà con i più poveri, la pace.
Il titolo "Bellaterra" di questi tempi potrebbe suonare ironico: invece, il vostro intento vira davvero al positivo... giusto?
"Bellaterra" è quello che stiamo cercando, è la ricerca di noi stessi, è la coscienza della bellezza della nostra terra, qualunque essa sia. Il nostro comune obiettivo è quello di trasmettere con sincerità e passione l'amore per la nostra terra e per il suo antico orgoglio. Bellaterra rappresenta il sogno condiviso di una Sicilia redenta, viva, dai contorni nitidi e reali, attraversata dal vento del cambiamento e del riscatto, onorata da uomini e donne che con fierezza e determinazione lottano giorno dopo giorno perché questo sogno si realizzi. In questo senso il nostro intento è assolutamente positivo, cantare di questa nostra terra, dolente ma superba, come luogo dove emergono forti i sentimenti e la rabbia, la passionalità e il coraggio, le debolezze che si trasformano in forza.
Ma Bellaterra, metaforicamente, può rappresentare qualsiasi terra, intesa come patria da difendere, da amare, o nella quale tornare, culla delle nostre speranze , delle nostre aspettative, dei nostri desideri.
Ci parlate della formula delle vostre esibizioni live? in che cosa e come è cambiata nel tempo?
Quando propongo al gruppo un pezzo nuovo lo spiego, racconto come è nato, da quali emozioni o suggestioni è scaturito, lo faccio ascoltare con la chitarra e la voce. Successivamente ogni componente offre il suo contributo musicale, suggerisce arrangiamenti, variazioni, ognuno secondo la sua sensibilità, finché il brano, costruito a poco a poco, diventa di tutti.
Nelle nostre esibizioni live, poi, coniughiamo musica e parola, testi cantati e percorsi narrativi o poetici sostenuti da una voce narrante, nell'idea di fondere elementi non solo musicali, ma anche letterari, teatrali, sempre alla ricerca di nuovi orizzonti sonori e di un linguaggio originale e personale.
L'accoglienza del pubblico cambia di luogo in luogo?
Ovviamente il pubblico varia a seconda di dove ci esibiamo. Il teatro è sicuramente la nostra dimensione migliore. Il pubblico viene per te e si emoziona con te.
Quali canzoni inedite presenterete a Canicattì?
Ad eccezione de "I Mille Garibaldi", brano presentato al Biella Festival ed edito, sono tutte canzoni inedite, e sono tutte mie, tranne "La Libertà" scritta da Raimondo Moncada, attore teatrale, scrittore e voce narrante dei Quelked. Presentiamo, inoltre, un brano scritto su testo poetico di Angela Mancuso, e due brani su testi di Pietro Tornambè. Riproporremo, inoltre, pezzi tratti dall'album "Catullo in Sicilia", carmi del celebre poeta latino tradotti in dialetto e messi in musica con arrangiamenti inediti e sonorità accattivanti. Una novità assoluta sarà l'esecuzione di due brani scritti recentemente e mai proposti in pubblico: Karapiru e Buon Natale.
Direttamente o indirettamente ci sono riferimenti ad altri artisti nelle tue composizioni?
È chiaro che le influenze ci sono. Siamo tutti frutto delle nostre letture, delle cose che abbiamo ascoltato, ovviamente filtrate dalla nostra coscienza e personalità.
Credo che se De Andrè o Tenco nascessero adesso nessuno li ascolterebbe. Viviamo in un mondo da cambiare, quasi interamente legato a logiche commerciali affaristiche che poco hanno a che fare con l'uomo e soprattutto con l'Arte, quella con la A maiuscola. Ho conosciuto Buttitta, Rosa Balistreri, e ho avuto l'onore di aprire un concerto degli Inti-illimani. Inoltre ho avuto la fortuna di crescere in un ambiente familiare ricco di stimoli culturali. I miei fratelli erano all'avanguardia.
Mio fratello Salvatore, che ha collaborato all'album Catullo in Sicilia, ha una casa dove i libri la fanno da padrone e lui quasi dorme fuori. Mio fratello Vittorio ha una stanza piena di rarissimi 33 giri di gruppi e cantanti che hanno fatto la storia del Rock e della canzone d'autore italiana.
Tutte queste esperienze hanno indubbiamente influenzato e formato la mia personalità artistica.