(ASI) Il Werder Brema è una delle squadre del campionato di calcio tedesco con una grande tradizione alle spalle e un palmarès prestigioso. I suoi fedelissimi tifosi appartengono per lo più alla working class della città, la cui economia gira intorno al secondo porto più grande del Paese dopo Amburgo e al polo industriale dove hanno sede gli stabilimenti di alcune multinazionali dell’alimentare.
Nonostante la visione “limitante” del tifoso organizzato che ci offre l’immaginario collettivo, è proprio da questa forma di sottocultura moderna -sopravvissuta al tempo e agli scandali del calcio globale- che arriva una lezione di civiltà per tutti quelli che troppo spesso nascondono la loro apatia sociale dietro a dibattiti vuoti di reale passione.
Veniamo ai fatti. Il grande circo del gioco più popolare dell’universo, gira intorno a importanti interessi economici : le squadre di categoria superiore sono società lucrative che prosperano grazie al mercato delle sponsorizzazioni e dei diritti televisivi. In questa logica, il Werder Brema ha stipulato un contratto per una decina di milioni di euro con un colosso dell’industria alimentare tedesca, la Wiesenhof, specializzato nella macellazione e distribuzione di pollame con una media di 4 milioni di polli a settimana, già al centro di aspre polemiche a seguito di alcune inchieste giornalistiche che hanno raccontato gli orrori e le torture inflitte ai poveri animali.
L’accordo stipulato con la Wiesenhof, ha garantito al club bremese una liquidità utile alla formazione di una rosa competitiva nell’agguerrito campionato della Bundesliga.Q Non è tuttavia bastato a placare gli animi dei tifosi che hanno invaso i social network con dichiarazioni indignate, arrivando addirittura a minacciare di strappare l’abbonamento alle partite, tanto che la società è ora costretta a prendere almeno in considerazione la rescissione di quel contratto, a caro prezzo.
A prescindere da come andrà a finire, questa vicenda fa emergere due aspetti interessanti. Da un lato, riconsegna un’immagine diversa del tifo organizzato, più distante dal triste stereotipo a cui siamo abituati, proiettando le tifoserie verso un modello ispirato non solo alla passione per un gioco, ma anche verso forme di aggregazione positive e propositive.
Dall’altro, manifesta il tema spinoso del rapporto umano con le altre specie, che la coscienza collettiva ha sempre più difficoltà a reprimere e rinchiudere nel limbo dei tanti compromessi quotidiani in nome della soddisfazione egoistica degli istinti. Non si tratta di scegliere se mangiare o non mangiare carne animale - un tema pur meritevole di dibattito aperto e diffuso. Riguarda invece una questione meno categorica che richiede uno sforzo di astrazione dalla propria individualità sociale per comprendere la complessità del legame con gli altri esseri viventi e con tutta la natura, fondato sul rispetto e non sul controllo assoluto o la sopraffazione. Anche in questo caso una discussione pubblica è fondamentale, alla ricerca di nuovi strumenti emotiovi e razionali che agevolino la difficile mediazione tra l’esigenza di appartenere ad un mondo meravigliosamente eterogeneo e il rischio di ritrovarci soli con la nostra aridità consolatrice.
Fabrizio Torella Agenzia Stampa Italia