(ASI) “Bello è giovane”. Questa è la richiesta che fanno le agenzie di moda asiatiche per cercare nuovi volti per le passerelle. Ragazzine di dodici, tredici, quattordici anni vengono prese da tutto il mondo e spedite in Giappone con un contratto costituito da clausole assolutamente vessatorie.
Queste belle ragazzine, che devono sembrare ancor più giovani e magre, poiché l’estetica giapponese richiede ragazze magrissime, non molto alte e giovanissime si ritrovano dunque in una sorta di mondo incerto quanto inquietante, costellato da persone ambigue, menzogne e sono vittime di un vero e proprio sfruttamento. Il docu-film di David Redmon segue la vicenda di Nadya, tredicenne siberiana, che desiderosa di uscire dalle fredde campagne del suo paese e per far fronte alle condizioni economiche precarie della famiglia decide di andare in Giappone. Le riprese, anche se tecnicamente non perfette, sgranate, probabilmente girate con telecamerine di basso livello, riescono però a dare il senso di oppressione e inquietudine in cui si ritrovano le ragazze: alcune sono rimandate a casa indebitate, altre diventano praticamente delle prostitute e pochissime hanno successo. Ashley è una donna fragile, ferita dalla sua esperienza di modella che ricorda come un incubo, che vorrebbe aiutarle, ma che non lo stesso tempo non sa cosa fare. Il documentario è una vera propria opera di denuncia contro queste spietate agenzie asiatiche, che si avvalgono dei loro contratti, manifestamente viziati e che quasi sempre causano danni economici ed esistenziali a queste ragazzine che sono costrette a diventare donne troppo in fretta. Ed è giusto che queste quasi bambine diventino donne così in fretta, bruciando l’infanzia in nome di false e illusorie promesse? Chi vuole capire cos’è il vero mondo della moda dovrebbe assolutamente vedere quest’opera coinvolgente.
Voto: 8-
Reazione della sala: applauso convinto e coinvolto.