(ASI) Negli anni 40, Dalton Trumbo (Bryan Cranston) è uno tra gli sceneggiatori più pagati al mondo e scrive i testi di pellicole classiche di Hollywood.
Presenza fissa nella scena sociale hollywoodiana, schierato con i sindacati e attivo politicamente per il riconoscimento dei diritti civili e della parità di retribuzione, Trumbo, insieme ai suoi colleghi, è chiamato a testimoniare di fronte al Comitato per le Attività Antiamericane nell'ambito dell'ampia indagine sulle attività comuniste negli Stati Uniti. Trumbo si rifiuta di rispondere alle domande della Commissione: per questo motivo riceve una condanna con arresto in una prigione federale che gli causa, tra le altre cose, anche l’ostilità della potente giornalista anti comunista Hedda Hopper (Helen Mirren). Nei successivi tredici anni, tutte le più importanti produzioni di Hollywood si rifiutano di far lavorare Trumbo, per paura d'essere associate alle sue opinioni politiche, percepite come estremiste. Costretto a vendere la sua casa ed emarginato da amici, colleghi e vicini, Trumbo fatica per mantenere la sua famiglia, scrivendo per lo più film a basso costo, sotto falso nome.
Di questa negazione del diritto fondamentale dell'uomo a esercitare la liberà di pensiero e di parola il film non dice abbastanza, e forse entra poco nel cuore deluso e rimpicciolito dall’umiliazione del protagonista, il cui soggiorno in carcere viene edulcorato fino a sembrare uno spiacevole incidente. E' curioso, ma, fatta salva una parte iniziale incisiva e ben ritmata, è proprio la sceneggiatura diTumbo a non rendere giustizia alla vicenda.