(ASI) Dallas, 1985. A Ron Woodroof (Matt McCounaghey), cocainomane e alcolista, viene diagnosticata l’AIDS con 30 giorni di vita. Prenderà un farmaco tossico approvato dalle farmacie americane, ma le sue condizioni saranno sempre peggiori. Viene a scoprire dalla dottoressa Eve Sack (Jennifer Gardner) e da un travestito di nome Rayon (Jared Leto) che esiste un trattamento alternativo, che farà sì che superi quell’ultimo mese. La malattia segna comunque la vita di un uomo, a volte la devasta e a volte può anche migliorare le persone. Ron è un uomo vizioso, omofobo ed egoista, ma riuscirà a cambiare, nonostante il suo iniziale di sfruttare a proprio vantaggio le sue conoscenze in campo medico. Significativa e cuore della vicenda è il sentimento dell’amicizia che nascerà tra Rayon e Ron e tra questi due e la dottoressa Eve. L’omofobo, il travestito e la dottoressa perfettina, così diversi e accumunati da un’amara quanto per certi versi intensa vicenda, che però li porterà a conoscersi e a scoprire un sentimento profondo, sincero aldilà di pregiudizi, luoghi comuni, differenze sociali, culturali e sessuali. Il film di Jean Marc Vall, apprezzatissimo dalla critica, riporta una storia vera, che ricorda un’altra falla del sistema sanitario americano, spesso oggetto di crudeli e ciniche lobby. Ron, una sorta di Erin Brookovich con molte più macchie e più imperfetto, è un altro pioniere dei diritti civili che vengono spesso calpestati in una nazione che si vanto della sua democrazia come quella americana, ma che trova nelle semplici persone veri paladini della giustizia. Il film riesce a toccare temi delicatissimi, alternando con una trama appassionante e piacevole i vari momenti dell’esistenza dei coloriti e bizzarri protagonisti, interpretati grandiosamente da Matt McCounaghey e Jared Leto, che ha valso loro una meritatissima nomination. Il film è candidato inoltre al miglior montaggio, alla sceneggiatura originale e al trucco oltre che naturalmente all’ambita statuetta per il miglior film. Forse l’opera non riuscirà a imporsi nella vittoria finale, ma è entrato comunque in quel filone dei miglior film di sfondo socio-politico e ha ricordato una malattia, l’AIDS, che uccide milione di persone e che i media ultimamente stanno trascurando, perché pare non essere di moda. Inoltre un film di sostanza, come questo, deve dare messaggi forti e Dallas buyers club dovrebbe essere visto dai vari Governi che non investono abbastanza sulla ricerca medica (altro punto chiave del film), che potrebbe salvare la cosa più importante al mondo: le vite umane.
Daniele Corvi – Agenzia Stampa Italia