Lo scrive nel rapporto sugli scenari economici del Paese Confindustria, confermando così le dure prospettive adombrate dalla crisi della zona Euro.
"Nel 2011- si continua a leggere- la Cina è saldamente prima, seguita da USA, Giappone e Germania; avanzano Corea del Sud, Brasile, India, Russia e Indonesia. Lo sviluppo dei nuovi produttori pone sfide epocali nelle materie prime, nell'energia e nell'ambiente. L'Italia è scivolata all'ottava posizione, nonostante la marcata ricomposizione merceologica delle produzioni e geografica delle esportazioni. Nei paesi della UE-15 si osserva una relazione diretta tra calo dell'attività industriale e vuoti nella domanda interna; ciò trova conferma nel caso italiano dove gli spazi lasciati dalla flessione della produzione non sono stati occupati da maggiori importazioni. Per resistere le imprese stanno modificando le strategie; alcune, dotate di maggiori capacità di gestione, puntano a crescere e aumentano la verticalizzazione; altre semplificano gli assetti organizzativi e mutano la collocazione nella catena del valore. La profittabilità nella media scende ai minimi storici. Il ritorno alla crescita economica passa per il rilancio del manifatturiero anche attraverso politiche industriali che ne esaltino il ruolo di motore dell'innovazione".