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Quando denunciare il racket conduce alla rovina

(ASI) Lettere in Redazione. Siamo venute a conoscenza della storia del signor Raimondi, piccolo artigiano palermitano, da Frediano Manzi (SOS Racket e Usura) e ci siamo stupite di come quest’ uomo sia stato lasciato totalmente da solo nella sua battaglia contro usura ed estorsione, in una città, Palermo, che vanta ben 7 associazioni antimafia, promuove solidarietà ed aiuti concreti a Rom e immigrati e “vanta” il più alto numero di ONLUS d'Italia...

Ma Palermo è anche una città che dimentica i propri cittadini, quando questi trovano il coraggio di denunciare le mafie dell'usura e del racket e quando puntano il dito sulle istituzioni che dovrebbero venire loro incontro . La sua storia, iniziata nel 2000 e riportata in vari siti web, basta digitare il suo nome, è una storia esemplare.

Bennardo Raimondi aveva un piccolo laboratorio di ceramica , 8 operai, che gli permetteva di vivere dignitosamente. Come tutti aveva un sogno nel cassetto: possedere una casa che fungesse sia da abitazione che da laboratorio , chiese quindi un prestito ad una banca, che glielo rifiutò. Decise, allora, di rivolgersi a degli amici che credeva tali, ma che si rivelarono degli strozzini. Gli prestarono 40 milioni delle vecchie lire chiedendone 2 al mese per trenta mesi : a conti fatti il 50% di interessi !

Le vicissitudini della sua vita lo costrinsero a chiudere l'attività e a vendere la sua casa: morì il fratello e gli morirono 3 figli a causa di una rara malformazione genetica, la stessa che ha il figlio più piccolo rimastogli e che richiede cure continue e costose. Ovviamente non poté più pagare i suoi usurai.

La risposta degli strozzini non si fece attendere: prima con intimidazioni minori – quali il taglio delle gomme dell'auto – poi con il furto del mezzo e, in un crescendo impietoso, con il posizionamento di bombe e taniche di benzina davanti l'uscio di casa, fino ad “invitarlo” a lasciare la Sicilia.

A quel punto il signor Raimondi decise di denunciare i suoi aguzzini e divenne testimone di giustizia, credendo che lo Stato avrebbe protetto lui e la sua famiglia o, quantomeno, che lo avesse supportato , anche economicamente, aiutandolo ad andare avanti. Ma , tranne alcuni sporadici segni di solidarietà, si è ritrovato solo con la sua disperazione che, per un momento, ha finito per prendere il sopravvento... tanto da spingerlo a tentare il suicidio.

Oggi, Bennardo vive con la sua famiglia in una casa affittatagli da un amico – per la quale non può pagare la pigione da sette mesi - ed è lì che noi, donne di Forza Nuova, lo abbiamo incontrato.

Ci accoglie, insieme alla moglie, nel suo piccolo laboratorio a piano terra, ma il forno elettrico per la cottura delle ceramiche è spento, a causa delle salatassime bollette che non può permettersi di pagare. E’ orgoglioso di mostrarci i lavori fatti nel passato e quelli recenti che non richiedono l'utilizzo del forno.

E' bravo Bennardo. I suoi lavori, tipici dell'artigianato siciliano, sono un'esplosione di frutta e fiori, ma ci sono anche i presepi, così cari specialmente a noi del sud, e le statue: una di queste, una bellissima Santa Lucia, modellata dalla moglie, è esposta in una chiesa.

Purtroppo, a causa del suo isolamento, non vende più nulla e lamenta, parlando con noi, le condizioni di indigenza assoluta in cui versa la sua famiglia.

Ci fa visitare la casa dove abita con l'anziano genitore, la moglie e due figli di cui uno affetto, come già detto, da rara malattia genetica intestinale.

L'abitazione ci appare subito inabitabile, serie infiltrazioni d'acqua interessano tutto il modesto appartamento e veniamo colpite da un acre odore di muffa. Ci fa toccare il letto e le pareti, tutto trasuda acqua.

L'amico che gli ha affittato la casa non può permettersi i lavori di aggiustamento del tetto e delle pareti esterne, vorrebbe venderla così com'è, ma non può visto che al momento è occupata dai signori Raimondi.

“Dobbiamo ringraziare comunque” - dice la moglie - “perché altrimenti saremmo in mezzo a una strada”.

La moglie, povera mamma, ha gli occhi lucidi quando ci racconta del suo bambino:”Dovrebbe fare terapia tutti i giorni... ma non possiamo accompagnarlo perchè la macchina di mio marito è guasta e il meccanico vuole 1500 euro per aggiustarla... dove li prendiamo? Con i tagli alla sanità il centro di terapia non ha più il pulmino che trasportava questi bambini. Mio marito ci lavorava con la macchina; andava pure nei sagrati delle chiese per riuscire a vendere qualcosa e ora non può più farlo. In ogni caso i parroci non lo volevano più per paura di ritorsioni...”

Bennardo aggiuge: “Ogni sei mesi dobbiamo portare a Roma il bambino per 3-4 giorni, in un ospedale dove c'è un medico specializzato. Lui sa la situazione e non vuole assolutamente nulla, ma noi dobbiamo stare lì per quel periodo e poi ci sono anche i costi del viaggio. Ci ha dato un piccolo aiuto Caputo ma poi non si è visto più nessuno. Viviamo di piccola solidarietà; ogni tanto la Caritas ci paga qualche bolletta, qualcuno ci fa la spesa, qualcuno, dal nord, compra i miei oggetti tramite il sito che mi è stato regalato da un amico. Lo Stato mi ha promesso da anni 10.000 euro ma ancora non li ho visti. Dal quartiere nessuna solidarietà, nessuno mi parla più... ho dovuto far cambiare sezione a mia figlia perché nella precedente era sottoposta a discrminazione da parte dei compagni per aver un papà “sbirro”… Sbirro, perché ho avuto il coraggio di denunciare quei criminali ...Ho chiesto aiuto a tutti e vi ringrazio per essere qui e poter constatare con i vostri occhi come mi hanno ridotto”.

Restiamo senza parole... ma non senza voglia di aiutarlo.

Riteniamo che chi si trova a lottare coraggiosamente contro l'usura e ne diventa vittima non può non avere la nostra concreta solidarietà. Non basta solo parlarne , non basta fare conferenze, non basta scrivere sui social network... dobbiamo intervenire!

Come movimento politico abbiamo dei canali per aiutarlo concretamente fin da subito: effettuare una raccolta fondi, attraverso una postpay, da far pervenire direttamente all'interessato, l’organizzazione di piccole mostre/mercato a cui invitare amici e conoscenti, l'acquisto, da parte delle sezioni, di oggetti da commissionargli o

di quelli che giacciono in magazzino

(illustrati sul sito: http://bennardomarioraimondi.weebly.com/index.html).

Bennardo inoltre è disponibile a partecipare a conferenze dove poter raccontare la sua storia di testimone di giustizia, all'interno delle quali allestire dei piccoli banchetti per l'acquisto dei suoi manufatti.

Invitiamo pertanto tutti i militanti ad attivarsi con concreti gesti di solidarietà.

Inviatamo altresì a sottoporci ogni altra eventuale proposta volta ad aiutare il signor Raimondi e la sua famiglia.

Stiamo toccando con mano cosa vuol dire mettersi contro l’usura e il suo racket, il nostro impegno deve essere assoluto, non dimenticando che la battaglia contro l'usura è una delle nostre battaglie e il signor Raimondi, consapevole di questo, ha chiesto l’aiuto del nostro Movimento. Sentiamoci tutti parte in causa.

Forza Nuova Palermo – cuib Evita Peron -
Via Villa Florio, 62 Palermo

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