(ASI) Prima della partita di Coppa Italia tra Inter e Genoa, andata in scena allo stadio Meazza la scorsa settimana, Massimo Moro, un tifoso rossoblu arrivato a Milano per la partita, era finito nel reparto di Rianimazione del Policlinico del capoluogo lombardo in gravi condizioni dopo una presunta colluttazione con un agente di polizia.
Secondo le ricostruzioni fornite della questura, Massimo Moro, intorno alle 20.15, quasi un’ora prima del fischio di inizio del match, sarebbe stato fermato e trattenuto al varco 9 dello stadio Meazza, durante l’afflusso degli spettatori agli ingressi, perché ubriaco. Le forze dell’ordine l’avrebbero poi portato in un vicino posto di polizia per un controllo ed è proprio qui (sempre secondo la questura) che il tifoso genoano avrebbe dato in escandescenza cercando di aggredire l’agente in servizio. Durante la colluttazione Moro ed un agente, sarebbero caduti a terra.
Moro ha dichiarato ieri al giudice che non ha convalidato l’arresto: “Sono una vittima, la polizia mi ha provocato, io mi sono solo difeso e quando ho tentato di scappare dall’ufficio perché temevo di essere picchiato, mi hanno fatto cadere con uno sgambetto. Da quel momento non ricordo più nulla”
Due giorni fa il tifoso rossoblu è tornato in libertà. Nell’articolo di Francesca Forleo, giornalista de Il Secolo XIX, si legge: “Il giudice definisce “non credibile” la versione dei verbali di arresto secondo cui Moro, anche dopo essersi spaccato la testa contro uno stipite di ferro, avrebbe continuato a fare resistenza alla polizia”. E continua: “Parole pesanti, quelle scritte dai giudici milanesi, che sostanzialmente mettono in dubbio le dichiarazioni della polizia nei verbali e a cascata anche quelle fornite dalla questura di Milano dal giorno successivo all’arresto, quando Moro non si era svegliato dal coma”.