Il reclutamento già durante gli ultimi anni universitari
Non occorre andare molto lontano per avere conferma che medici e infermieri sono ‘merce’ (le virgolette sono obbligatorie per evitare fraintendimenti) rara. È sufficiente soffermarsi sulla realtà svizzera, incominciando dal Canton Ticino, dove una persona su sei è impegnata nel settore sanitario: medici e infermieri di nazionalità italiana, quasi 5mila frontalieri, provenienti dalle province pedemontane lombarde (Como e Varese). Tra i Paesi europei a corto di personale sanitario, è partita la caccia al medico e all'infermiere, tanto che alcune società di reclutamento o Paesi, come la Norvegia e la Svizzera, sono arrivati al punto di opzionarli già durante gli ultimi anni di università. Un reclutamento che fa leva sugli stipendi, oltre che sulle possibilità di fare carriera e sulle migliori condizioni di lavoro. I medici ospedalieri italiani sono meno pagati rispetto ai loro colleghi olandesi, tedeschi, irlandesi, inglesi, danesi, ungheresi, francesi e spagnoli, mentre hanno compensi superiori rispetto a camici bianchi estoni, portoghesi e greci. È quanto dimostra un report dell'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) che non prende in considerazione gli stipendi dei medici ospedalieri svizzeri, norvegesi e degli altri Paesi scandinavi. Calcolando il potere d'acquisto, lo stipendio dei medici italiani lo scorso anno era di 105mila dollari lordi (77mila euro). In Olanda 192mila dollari, Germania 118mila, Irlanda 169mila, Regno Unito 155mila. Estonia 76mila, Portogallo 66mila e Grecia 64mila. Lo stipendio di un medico ospedaliero in Canton Ticino va da 120 a 150mila franchi con una esperienza di 5 anni, sale a 200mila franchi con 25 anni di esperienza. Quanto basta per comprendere che c'è un abisso fra lo stipendio percepito a Lugano e a Como.
Identico discorso per quanto riguarda il personale infermieristico. Lo stipendio di un infermiere laureato attivo al Sant’Anna è di poco più di 2mila euro lordi, a Lugano varia da 4’646 a 5’140 franchi. Insomma, più del doppio. Quanto basta per affermare che, soprattutto dalla fascia di confine, continuerà la fuga di medici e infermieri verso le strutture sanitarie ticinesi, anche se con la nuova fiscalità dei frontalieri, in vigore dall'estate scorsa, i nuovi assunti hanno più trattenute in busta paga (mentre come è noto i ‘vecchi frontalieri’ continuano a essere tassati in Svizzera, per loro quindi uno stipendio più pesante).
Foad Aodi - Agenzia Stampa Italia