Lettere in redazione, riceviamo e pubblichiamo
Assegno di cura ai disabili, 6 mesi di promesse non mantenute
Perugia - "Quella mattina il clima era davvero pessimo, l'aria irrespirabile, la temperatura vicina ai 40 gradi. Quelle condizioni climatiche minarono in modo irreversibile la salute di alcuni dei malati presenti, uno dei partecipanti morì pochi giorni dopo".
Così inizia il comunicato diramato da CasaPound Umbria, ricordando la manifestazione dei malati di SLA organizzata dall'AISLA nel consiglio regionale dell' Umbria, che i malati e i loro famigliari misero in atto come protesta al fatto che il disegno di legge che disciplinava l'assegno di cura giaceva in III commissione da mesi.
"Furono costretti a compiere un gesto così clamoroso - afferma CasaPound - a causa della condotta omissiva delle istituzioni regionali, le quali evidentemente non si rendono conto, o non vogliono farlo, che l'assegno ha il compito di alleviare l'impegno di cura che la famiglia del disabile si trova ad affrontare, un impegno piuttosto considerevole, spesso finanziariamente insostenibile, visto che si parla di cifre prossime ai 6000 euro al mese.Tutte le regioni italiane, tranne poche, rare eccezioni, erogano gli assegni di cura a tutti coloro che si trovano in condizioni di grave disabilità; il consiglio regionale umbro invece, non solo ha disciplinato la previsione dell'assegno con una 'traballante' delibera che tra l'altro introduceva una sorta di sperimentazione della durata di un anno, quindi nulla di definitivo, ma ha stabilito che l'intervento avrebbe interessato i soli malati di SLA. Una scelta palesemente discriminatoria con l'apparente intento di alimentare una guerra tra disperati"."A distanza di sei mesi dalla protesta - continua il comunicato - dell'assegno non c'è traccia, nonostante alcuni soldi fossero disponibili già a maggio 2011. La motivazione sembrerebbe legata al fatto che la Regione, per evitare di intaccare le proprie casse, aspetterebbe i contributi del fondo sanitario nazionale; è alquanto difficile credere che una regione con un bilancio prossimo ai 3 miliardi di euro, incontri tutte queste difficoltà a racimolarne' poche decine di migliaia al fine di alleviare la sofferenza di queste famiglie. E' difficile crederlo anche in ragione del fatto che ogni anno, vengono assegnati appalti per centinaia di milioni di euro a svariate coop che gestiscono strutture residenziali e semi-residenziali per i disabili e le loro famiglie, strutture che ricevono tali soldi a prescindere dal servizio offerto o dal numero di utenti che la frequentano.Se invece si affermasse la preminenza dell'utente rispetto all'erogatore del servizio, erogando i soldi alla famiglia che ha in carico il disabile e nonall'associazione o alla coop che ha precedentemente vinto il bando per l'accreditamento, questa potrà stabilire chi fornisce il miglior servizio di assistenza domiciliare e potrà, al limite, stabile che il genitore è la persona più idonea a far questo e che quei soldi li spenderà, per esempio, per una cameriera; tale sistema porterebbe alle casse regionali un vantaggio economico rilevante, in quanto la spesa sarebbe mirata e definita, ma tutti o quasi continuano ad ignorare, eclissare, tacere"."Eppure l'assegno di cura e l'assistenza domiciliare indiretta - conclude Cpi - sono figure previste da leggi e norme nazionali, ed il fatto che vi sia o meno una delibera regionale, comunale o provinciale che ne disciplini i dettagli, è quasi irrilevante. Le leggi in questione però vengono completamente disattese nelle parti in cui favoriscono concretamente la libera scelta dei disabili e delle famiglie su come disporre dei finanziamenti relativi all'assistenza. Ai cittadini Umbri non rimane che affidarsi ad un legale competente in materia, che non anteponga interessi e collusioni poco trasparenti alla deontologia, che non inganni e tergiversi sulle possibilità che la legge offre per la tutela di queste persone e delle loro famiglie, le cui rivendicazioni per la legge italiana sono assolutamente concrete, ma per la grettezza, il cinismo, la corruzione di alcuni, debbono necessariamente trovare risposte e tutele nei palazzi di giustizia".
Lettera firmata
Nota
ASI precisa, la pubblicazione delle lettere in redazione non significa necessariamente esprimere favore delle opinioni espresse nelle stesse, che naturalmente esprimono pareri e posizioni personali.
Il nostro intento è di fare informazione, dare diritto di tribuna a chi intelligentemente ce lo chiede. Naturalmente, invitiamo i lettori ad approfondire l'argomento e lasciamo a ciascuno di loro la libertà d'interpretare la bontà o meno dei contenuti.