(ASI) Sotto la spinta dei nubifragi che si sono abbattuti sul nord Italia è allerta sul fiume Po che con la piena si è alzato di oltre sei metri nelle ultime 24 ore ma sotto pressione sono anche i grandi laghi con il Maggiore che si è alzato di oltre un metro a Sesto Calende e quello di Como con l’acqua arrivata addirittura in strada.
E’ quanto emerge dal monitoraggio di Coldiretti al Ponte della Becca a Pavia dove il grande fiume nella mattina del 4 ottobre ha raggiunto l’allerta gialla. Il rapido innalzamento del Po – spiega la Coldiretti –è emblematico della situazione di sofferenza del bacino idrografico del nord in cui si sono verificate esondazioni dei corsi d’acqua con frane e allagamenti, morti e dispersi. Gravi danni nelle campagne con raccolti distrutti e animali dispersi ma anche danni strutturali alla viabilità sulle strade rurali con milioni di euro di danni secondo la Coldiretti.
Sono gli effetti dell’ondata di maltempo dopo la pioggia dell’inizio autunno 2020 segnato da tempeste praticamente raddoppiate (+92%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno con ben 127 eventi estremi tra nubifragi, grandinate, vento forte, tornado, bombe d’acqua secondo l’analisi della Coldiretti su dati dell’European Severe Weather Database (Eswd) dal 21 settembre fino ad ora, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Con i cambiamenti climatici l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai diventata la norma anche in Italia tanto che siamo di fronte ad una evidente tendenza alla tropicalizzazione che – evidenzia la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di eventi violenti con sfasamenti stagionali e territoriali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo. La perturbazione si è abbattuta sulle regioni più fragili della Penisola con Piemonte e Liguria che hanno ben il 100% dei comuni con parte del territorio a rischio idrogeologico, la percentuale di rischio è la più alta a livello nazionale dove – precisa la Coldiretti – sono 7275 i comuni complessivamente a rischio, il 91,3% del totale.
A questa situazione non è certamente estraneo il fatto che il territorio è stato reso più fragile dalla cementificazione e dall’abbandono che negli ultimi 25 anni ha fatto sparire oltre ¼ della terra coltivata (-28%) con la superficie agricola utilizzabile in Italia che si è ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari. Per questo – conclude la Coldiretti – l’Italia deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle campagne.
*foto di repertorio.