(ASI) Il 2018 si classifica fino ad ora al quarto posto tra gli anni più bollenti del pianeta facendo registrare una temperatura media sulla superficie della Terra e degli oceani, addirittura superiore di 0,77 gradi rispetto alla media del ventesimo secolo.
È quanto emerge dalle elaborazioni Coldiretti relativa ai primi sette mesi dell’anno sulla base della banca dati Noaa, il National Climatic Data Centre che rileva i dati dal 1880.
Si tratta – sottolinea la Coldiretti – di una conferma del cambiamento climatico che si avverte anche in Europa dove i primi sette mesi si classificano al terzo posto tra i più caldi da quando sono iniziate le rilevazioni con pesanti effetti anche sui raccolti a partire dal grano la cui produzione è in sofferenza dagli Stati Uniti al Canada, dall’Ucraina alla Russia, dall’Australia alla Turchia fino in Europa dove la siccità ed il caldo hanno tagliato la produzione di grano del 10% rispetto allo scorso anno per effetto del calo dei raccolti soprattutto in Nord Europa, in Germania e Francia.
Secondo una stima di Coldiretti e Consorzi Agrari d’Italia la qualità è salva grazie a un buon contenuto proteico ma la produzione in calo del 10% anche in Italia dove l’anomalia climatica è ancora più rilevante con il 2018 che è stato fino ad ora l’anno più caldo dal 1800 in cui sono iniziate le rilevazioni, con una temperatura superiore di 1,46 gradi rispetto alla media storica sulla base delle elaborazioni Coldiretti su dati Isac Cnr da gennaio a luglio.
E’ evidente– sottolinea la Coldiretti – la tendenza al surriscaldamento dopo che il 2017 in Italia si era classificato al sesto posto tra gli anni più caldi da 218 anni con una temperatura che era risultata di 1,16 gradi superiore alla media del periodo di riferimento. Peraltro nella classifica degli anni interi più caldi ci sono nell’ordine – precisa la Coldiretti – il 2015, il 2014, il 2003, il 2016, il 2007, il 2017, il 2012, il 2001, poi il 1994, il 2009, il 2011 e il 2000.
Ma il 2018 è stato segnato anche – sottolinea la Coldiretti – da intense precipitazioni con nubifragi, trombe d’aria, bombe d’acqua e grandinate che hanno colpito a macchia di leopardo la Penisola con oltre mezzo miliardo di danni provocati dal maltempo all’agricoltura con coltivazioni distrutte, alberi abbattuti e aziende allagate, ma anche esondazioni, frane e smottamenti. Sono gli effetti – conclude la Coldiretti – dei cambiamenti climatici in atto che si manifestano con una più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo.