(ASI) A due giorni dalla disastrosa bomba d’acqua che ha colpito il territorio dell’alto Lazio e della bassa Umbria, la situazione presso lo strategico scalo ortano è tornata alla normalità. I treni sono tornati a correre nella stazione di Orte, vera e propria “porta” ferroviaria di Roma.
Il sottopasso allagato della stazione, che fino a ieri pomeriggio veniva ancora svuotato dall’acqua con le idrovore dei vigili del fuoco, è stato uno dei simboli della brutta avventura vissuta dalla cittadina e dai pendolari dei treni. A ben guardare oggi, non sembra nemmeno possibile che solo 48 ore fa lo scalo laziale risultasse inondato, ed impraticabile, per la circolazione ferroviaria, a causa di una improvvisa bomba d’acqua. Nonostante ciò la situazione risulta esser ben meno chiaro di come sembrerebbe. Ci sono forse delle responsabilità?
Il fiume: innocente o colpevole?
Chi è il responsabile dell’allagamento, e dei conseguenti disagi, e dei danni alle abitazioni circostanti? Il primo, logico indiziato sembrerebbe essere il fiume Tevere.
A ben guardare lo storico borgo di Orte, si evince che la posizione strategica della cittadina laziale è da sempre legata a due elementi: i rilievi circostanti, ed il Tevere che le scorre accanto. Eppure, malgrado l’imprevedibile evento atmosferico, che ha determinato l’allagamento della città, e svariati danni alle proprietà pubbliche, il Tevere non ha mai dato alcun segno di esondazione, o di esserne in procinto.
Ma allora perché tutta la zona di Orte Scalo, quartiere sorto a ridosso delle infrastrutture ferroviarie dello snodo di Orte, ha patito danni e disagi paragonabili all’esondazione del Tevere?
A sentire gli abitanti della zona gli allagamenti dovuti alle piene del Tevere sarebbero eventi ciclici, “almeno una volta all’anno”, malgrado il tratto del fiume che scorre di fronte alla cittadina di Orte sia gestito da un complesso sistema di dighe che ne regolano la portata.
Dice Andrea, proprietario di un ristorante in zona, -“Quando ci sono periodi di piogge intense e costanti, ed il fiume raggiunge la portata massima, allora basta una bomba d’acqua, o anche solo la continuazione delle precipitazioni per un ulteriore certo numero di giorni, per giungere ad un esondazione del Tevere”.
Eppure il fiume non era certo reduce da un periodo di piogge costanti. Tutt’altro. Ci dice Piero, residente nelle zone circostanti –“Il Tevere era circa a metà della sua portata massima, e lo è rimasto anche durante la bomba d’acqua che ha colpito Orte. Le dighe hanno funzionato alla perfezione”.
Ma allora perché la stazione si è ritrovata sott’acqua? Perché la strada che corre di fronte alla stazione è letteralmente stata travolta da un flusso d’acqua, e le case circostanti hanno visto arrecati danni consistenti?
Una sfida per la fisica
A ben guardare la zona di Orte Scalo si nota un particolare che salta subito all’occhio. Anche senza l’ausilio di carte topografiche dettagliate, ma utilizzando semplici strumenti della moderna tecnologia di geo localizzazione digitale, si nota subito come la stazione di Orte sorga pressappoco allo stesso livello del fiume Tevere. Ci dice Giovanni, un altro residente del luogo – “Rispetto al fiume, al suo argine, i binari sporgono solo di un paio di metri in altezza”. Come detto in precedenza il Tevere non avrebbe esondato. Ciò nonostante è interessante notare che la zona ove scorre il letto del fiume sia la più bassa di tutta la stretta vallata su cui torreggia il borgo di Orte. La zona del fiume ne costituisce letteralmente il fondo.
Tenendo conto di questo, basta osservare bene la zona di Orte Scalo per notare che il tratto di strada di Corso Garibaldi interessato dai maggiori danni della bomba d’acqua, è proprio quello antistante la stazione. Dal momento che la stazione risulta essere più in basso rispetto a Corso Garibaldi, e tenendo conto che il sottopassaggio della stazione stessa sia ancora più in basso, ricavato in strutture coperte e dotate di canalizzazioni per l’acqua; come è possibile che, in assenza di una piena del Tevere, le forti piogge abbiano potuto allagare il sottopassaggio, e contemporaneamente la stazione stessa, mentre letteralmente il tratto di Corso Garibaldi antistante la stazione, secondo le testimonianze raccolte, “esplodeva da sotto”?
A ben guardare è certamente una disfida alle leggi della fisica che una precipitazione temporalesca, per quanto forte ed intensa, abbia potuto arrecare danni secondo una linea retta e in salita.
Un disastro evitabile?
Secondo alcuni testimoni, l’inizio della bomba d’acqua sarebbe stato “normale”. Forti piogge che seguono un periodo di bel tempo, l’acqua che scorre dalle colline verso i punti più bassi e va a finire nella rete di canalizzazione progettata per far defluire le acque piovane.
Eppure, ad un certo punto, secondo quanto riportato da alcuni abitanti del luogo, tutto questo si sarebbe fermato. I tombini avrebbero cessato di consentire il deflusso delle acque. Al contrario alcuni sembrerebbero, secondo le testimonianze raccolte, letteralmente esplosi in fontane d’acqua, che avrebbero poi determinato l’allagamento del piazzale di stazione, e del sottopassaggio, mentre, a causa della sovrappressione nelle tubature, il tratto di Corso Garibaldi, antistante la stazione, letteralmente esplodeva.
Ecco dunque che sorge un dubbio: i danni arrecati, oltre che alla città di Orte, all’intera circolazione ferroviaria del centro Italia, sarebbero forse stati evitabili con una più assidua manutenzione della rete fognaria, e di canalizzazione delle acque locale?
Certamente spetterà ora alle autorità competenti determinare la dinamica degli eventi, e predisporre eventuali futuri piani per evitare il ripetersi di simili episodi. Fatto sta che, in ogni caso, ai passeggeri, ai pendolari, ma soprattutto agli ortani residenti in zona, non resta altro da fare che raccogliere i “cocci” di quella che è stata una giornata da dimenticare.
Alexandru Rares Cenusa – Agenzia Stampa Italia