(ASI) In Italia poche strutture ospedaliere la praticano. Parliamo della microinterventistica trasfusionale in utero.
Un caso importante di questa tecnica innovativa, che ha permesso di risolvere una grave patologia materno-fetale, è stato illustrato nel corso di un seminario tenutosi nell’aula delle conferenze dell’Ospedale S. Maria della Misericordia.
Relatore sul caso, è stato il Dottor Graziano Clerici, esperto di medicina fetale di fama internazionale, in servizio presso la S. C. di Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’Università di Perugia, diretta dal professor Gian Carlo Di Renzo,
All’incontro, svoltosi presso l’Ospedale Santa Maria della Misericordia, erano presenti il Direttore dell’Azienda Ospedaliera di Perugia dottor Walter Orlandi ed il Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Perugia.
“Si è trattato, ha detto Clerici, di un intervento altamente specializzato, consistente in trasfusioni di pochi mesi, e nato per risolvere una grave patologia del sistema immunitario, detta isoimmunizzazione del fattore Rh, che determina una produzione, da parte della gestante, di anticorpi che distruggono i globuli rossi del feto, provocando una forte anemia e, in alcuni casi, la morte in utero”.
La malattia, piuttosto difficile da diagnosticare, colpisce un feto ogni 500 ed e' individuabile attraverso diversi tipi di esame. L'equipe del dott. Clerici utilizza il sistema dell'esame ''doppler'' sull'arteria cerebrale del feto, il piu' grande vaso sanguigno del corpo.
A Perugia, dal 2004, sono stati diagnosticati sette casi di grave anemia fetale, tutti dovuti a questa patologia. L'ultimo e' stato eseguito tra gennaio e febbraio dello scorso anno su un feto di 27 settimane che presentava una forma particolarmente aggressiva della malattia, che aveva ridotto a soli tre grammi l'emoglobina nel sangue, contro i normali 13 grammi.
In questo caso e' stato necessario - ha spiegato Clerici - eseguire quattro trasfusioni consecutive di sangue compatibile con quello della madre e del feto, in modo da riuscire a sostituire quasi totalmente il sangue del nascituro.
La bambina, Sofia, figlia di una coppia di Nocera Umbra, nata il 28 febbraio scorso con parto cesareo alla 32/a settimana di gestazione, gode ora di ottima salute ed era presente, con i genitori, alla conferenza stampa.
La difficolta' dell'intervento - ha spiegato Clerici - è dovuta sia al fatto che il cordone, all'inizio del quinto mese di gestazione, e' spesso solo sette millimetri, sia al fatto che l'ago va inserito 'a mano libera', senza l'ausilio di sonde, perche' il cordone e' mobile. La trasfusione dura tra mezz'ora
ed un'ora e, percio', dopo l'inserimento dell'ago, il feto viene anestetizzato affinche' rimanga fermo''.