(ASI) Al via la rottamazione per 3,8 milioni dii alberi di Natale che come Spelacchio lasciano le case e le piazze delle città per rinascere a nuova vita. E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che la raccolta è stata avviata dopo l’Epifania con modalità differenziate lungo la Penisola a poco piu' di un mese di distanza dalla festa dell’Immacolata che tradizionalmente sancisce l’arrivo degli alberi nelle case degli italiani.
Circa il 10% degli alberi naturali venduti in vaso – sottolinea la Coldiretti - sopravvive alle feste in parchi e giardini, mentre il resto viene smaltito come rifiuto organico e utilizzato per fare concime in quanto l'abete rosso non e' adatto per essere bruciato nei camini, perche' troppo ricco di resina. Solo gli alberi piu' grandi, quelli da 25-30 metri, installati nelle piazze dei Comuni, vengono trasformati in matite, giocattoli, utensili o arredi urbani come nel caso di Spelacchio. Le modalità di ritiro variano da comune a comune: c’è chi indica ai propri cittadini i centri di raccolta autorizzati, chi organizza dei servizi a domicilio previo accordo con la locale azienda per la gestione dei rifiuti e c’è anche chi organizza dei centri di raccolta itineranti con uno specifico calendario organizzato su macro zone della città. Tenendo conto che un albero di Natale pesa in media 10 chili, al termine delle feste- spiega la Coldiretti -vengono smaltiti come rifiuti organici oltre 30 milioni di chili. Un ritorno alla terra virtuoso che conferma il valore ambientale della scelta di un albero vero per Natale.
L’albero naturale italiano concilia il rispetto della tradizione con quello dell’ambiente a differenza delle piante di bassa qualità importate dall’estero che raggiungono l’Italia dopo un lungo trasporto con mezzi inquinanti. In Italia gli alberi naturali – informa la Coldiretti – sono coltivati soprattutto nelle zone montane e collinari in terreni marginali altrimenti destinati all’abbandono e contribuiscono a migliorare l’assetto idrogeologico delle colline ed a combattere l’erosione e gli incendi. Grazie agli alberi di Natale è quindi possibile mantenere la coltivazione in molte aree di montagna con il terreno lavorato, morbido e capace di assorbire la pioggia in profondità prima di respingerla verso valle evitando i pericoli delle frane, mentre la pulizia dai rovi e dalle sterpaglie diminuisce il pericolo d’incendi. In Italia la coltivazione dell’albero di Natale è concentrata prevalentemente in Toscana (province di Arezzo e Pistoia) ed in Veneto. Niente a vedere con le piante di plastica che – conclude Coldiretti – arrivano molto spesso dalla Cina e non solo consumano petrolio e liberano gas ad effetto serra per la loro realizzazione e il trasporto, ma impiegano oltre 200 anni prima di degradarsi nell’ambiente.
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