(ASI) Perugia. Saranno mai sanate le ferite lasciate dall’ultimo conflitto mondiale? Qual è l’eredita che le battaglie dei nostri avi ci hanno lasciato? Oltre alle questioni morali, un eredità ben tangibile è l‘innumerevole quantità di ordigni inesplosi disseminati lungo la penisola. Oggi è toccato a Perugia fare i conti con questa eredità.
Stazione di Ponte San Giovanni
Il pericoloso ritrovamento è avvenuto presso la stazione ferroviaria di Ponte San Giovanni a Perugia. Si tratta di più di una dozzina di bombe aeree ad alto potenziale rimaste sepolte sotto terra dal 1944. I recenti lavori per l’ammodernamento ed il potenziamento della stazione, strategico nodo d’accesso e di comunicazione tra il capoluogo umbro ed il resto della regione, ha portato alla luce gli ordigni. Le bombe sono state ritrovate molto vicine al fabbricato viaggiatori vero e proprio. Per l’esattezza esse “riposavano” sotto al piazzale della stazione, poco prima del segnale semaforico lato sud (direzione Foligno – Todi – Terni).
Gli ordigni sono stati immediatamente posti in sicurezza dalle autorità competenti. Al momento si escluderebbe la possibilità di farli brillare sul posto. Dalle prime fonti interpellate, la decisione presa dagli artificieri e dalle autorità sarebbe quella di lasciare gli ordigni dove si trovano fino alla giornata di lunedì 6 novembre, quando si tenterà l’operazione di rimozione e bonifica. Attualmente i lavori sono stati interrotti ed il sito è stato transennato. Si è inoltre provveduto a posare numerose tavole di legno sopra alle bombe inesplose onde proteggerle dalla pioggia che sta cadendo in queste ore sopra la città di Perugia. Ovviamente tutto il sito è stato posto sotto la sorveglianza della polizia che sta piantonando la zona. Non è ancora stato diramato alcun comunicato ufficiale circa l’entità dei disagi alla circolazione che comporterà l’operazione di rimozione. Certo è che il quartiere di Ponte San Giovanni a Perugia, già noto per la problematica viabilità, potrebbe rischiare la paralisi nella giornata di lunedì. Tutto comunque è ancora da vedersi. Altra certezza è che a risentire di dette operazioni sarà la circolazione ferroviaria che dovrà necessariamente essere sospesa fino al termine dei lavori di bonifica.
Gennaio 1944: l’eredità dei liberatori
Come detto gli ordigni sarebbero di chiaro tipo aeronautico, per la presenza di alette stabilizzatrici sulle code delle bombe. Si tratta di una testimonianza storica di quella che fu una delle più aggressive operazioni condotte dagli eserciti alleati in Umbria.
Il bombardamento della stazione ferroviaria di Ponte San Giovanni, nelle intenzioni dei comandanti alleati, avrebbe paralizzato il traffico ferroviario Umbro in modo irrimediabile. Lo studio strategico effettuato dal USAAF (United States of America Air Force ) dette effettivamente i risultati sperati. Nel corso dell’intenso bombardamento aereo del gennaio 1944 la stazione, e tutto il centro abitato di Ponte San Giovanni, subirono ingenti danni. Molte furono le perdite umane e materiali. Perugia si ritrovò tagliata fuori da tutti i collegamenti con il sud e con la propria provincia dell’alto Tevere. Lo spostamento di uomini e materiali bellici per fronteggiare l’avanzata degli alleati venne definitivamente compromesso. L’operazione, condotta senza grandi perdite per gli angloamericani, contribuì in modo determinante alla conquista di Perugia da parte degli alleati.
La successiva opera di ricostruzione, vissuta come vera e propria opera d’emergenza per la rinascita nazionale, non portò con se una approfondita bonifica dei territori interessati dalla guerra. Perugia non fece eccezione. Gli ordigni sono rimasti inesplosi per oltre 73 anni, giacendo sepolti sotto le case cantoniere prospicienti l’aerea dei tronchini merci della stazione di Ponte San Giovanni. Tali costruzioni, andate progressivamente in disuso a partire dalla fine degli anni 70, furono poi demolite nei decenni successivi onde lasciare spazio a banchine e nuovi fasci di binari. I recenti lavori hanno portato alla luce quello che i lavori effettuati nei 70 anni precedenti non erano riusciti a trovare. Ancora una volta la storia, bistrattata e dimenticata, con le sue eredità, è riuscita a stupire.
(Foto: E. Benda)
Alexandru Rares Cenusa – Agenzia Stampa Italia