(ASI) Secondo la CGIL per la cosiddetta indennità per i lavoratori con contratto di collaborazione che perdono il lavoro, “le risorse spese, a quanto ci risulta, sono circa 30 milioni dei 200 stanziati tre anni fa: rimangono quindi ancora disponibili 170 milioni pari all’85% delle risorse stanziate”.
A darne notizia è il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, nel denunciare come “a fronte del grande numero di collaboratori che hanno perso il lavoro in questi anni sono molto pochi coloro che riescono ad avere questa indennità”.
Secondo il dirigente sindacale, infatti, “non poteva che essere così, come abbiamo più volte denunciato, a causa di requisiti di accesso assolutamente escludenti: un reddito nell'anno precedente superiore a 5mila euro, che esclude la maggioranza dei contratti; tre mensilità accreditate nell'anno precedente, che escludono tutti i nuovi assunti; l'esclusione a prescindere dei collaboratori della Pubblica Amministrazione”. Criteri che per Fammoni sono “incomprensibili perché si tratta di indennità molto basse che si attesterebbero attorno ad una media di 2mila euro annui, meno di 200 euro al mese, come potrebbero dimostrare i conti dell'Inps”.
Vista la mole di risorse che, a quanto risulta alla Cgil, rimangono non spese, ovvero circa 170 milioni dei 200 stanziati 3 anni fa, “si può quindi dare risposta a tutte le domande finora ricevute e respinte per quei collaboratori che risultino ancora privi di lavoro”. Così come, osserva il segretario confederale Cgil, “sarebbe possibile modificare i criteri per il 2011 a partire dalla urgente necessità di garantire l'accesso ai lavoratori pubblici, atto di giustizia a cui il governo dovrebbe sentirsi obbligato visto che saranno lasciati a casa a seguito dei tagli che ha approvato. Tutto questo, con risorse già stanziate e senza nessun onere aggiuntivo. Avanziamo nuovamente come Cgil - conclude Fammoni - questa richiesta al governo e chiediamo risposte concrete”.