(ASI) Milano - "Seguendo la tradizione dei giullari medievali, dileggia il potere restituendo dignità agli oppressi."
Così nel 1997 l'accademia svedese motivò l'ultimo premio Nobel italiano per la letteratura a Dario Fo.
Esattamente come oggi viene ricordato con una commemorazione laica nella sua Milano, dove viene precisato che la sua attività teatrale non può essere separata da quella politica, criticata prima e riverita poi.
Presenti in piazza anche le sindache pentastellate Virginia Raggi e Chiara Appendino, Dario Fo sarà sepolto nel Famedio, il pantheon dei cittadini illustri nel cimitero Monumentale di Milano.
Oggi però questa città non è grigia per una giustificazione proverbiale. Su piazza del Duomo piove perché il cielo lombardo piange il suo giullare e la terra sarà un po' più incolore.
Nella cerimonia l'amico scrittore Carlo Petrini lo ha salutato con affetto, ricordando le sue frasi più famose, che ironizzavano i grandi e toccavano da vicino i piccoli.
"Persino questa pioggia nel giorno del ricordo fa parte della sua regia", ha detto, ma facendo anche un elogio ai matti come Dario che sotto il diluvio sono venuti per l'ultimo saluto.
Il figlio Jacopo ha detto che è stato un gran finale, ma non solo quello, come per Franca Rame, in una vita retta dall'allegria e dalla gioia di vivere.
In Duomo c'era chi voleva negargli il Sagrato della Cattedrale, suscitando nuove polemiche, eppure tutto sembra far ancora parte della figura discussa di Dario Fo, che tra irriverenza e sorriso è riuscito a conquistare il pubblico.
Quindi allegri, perfino oggi, perché le lacrime non renderebbero merito all'amico Dario, e neanche al "mistero buffo" della vita.
Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia