(ASI) C’è voluto il riprovevole e inopportuno contratto di sponsorizzazione della Nazionale italiana di calcio, con una società di scommesse, per far scoprire che in Italia, oltre al referendum, ci sono tante altre cose, non so se più importanti, certamente più pressanti sulla vita di molti italiani. Una di queste è la ludopatia, la malattia provocata dal gioco d’azzardo che ha già rovinato milioni di persone, con conseguenze devastanti per le famiglie Riepiloghiamo.
Il presidente della Figc (Federazione italiana gioco calcio) Carlo Tavecchio ha stipulato con Intralot, società di scommesse del gruppo Gamenet, un contratto di sponsorizzazione delle Nazionali Italiani di calcio (anche le under) per due milioni di euro in tre anni. Ottimo dal punto di vista economico, un po’ meno da quello morale. I calciatori della Nazionale attraverso il loro rappresentante, Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione italiana calciatori, hanno fatto sapere di non avere gradito. Sono rimasti sorpresi e tutti hanno detto di essere contrari che le Nazionali, in cui ci sono anche minorenni, giochino indossando una maglia con lo sponsor di una società di scommesse, scommesse - è il caso di ricordarlo - vietate ai minori. Tavecchio, (arci)noto anche per le tante dichiarazioni infelici, ha parlato di “una partnership incentrata sui valori”. “Valori con gli zero dietro - ha ribattuto, giustamente, Tommasi, in una intervista al Corriere della Sera - tanti zeri. Quelli sono i valori che contano in Federazione”. E poi ha aggiunto:” Hai voglia di fare i convegni per spiegare i rischi dell’azzardo, o indicare dei calciatori modello come esempi da seguire. C’è un disegno di legge che vieta la pubblicità ma è fermo in Parlamento da un anno. Un anno. E poi basta parlare di gioco, l’azzardo non è un gioco, è l’azzardo e va chiamato con il suo nome: azzardo. Sennò a forza di parlare di gioco ti ritrovi appunto una società di azzardo tra gli sponsor. Con l’appoggio della Federazione gioco calcio. Sottolineo gioco calcio. Evidentemente sono sbagliate le regole dentro la federazione perché se Tavecchio si permette di fare un accordo senza manco avvertirci e senza sentire la contraddizione pazzesca con le campagne di sensibilizzazione nelle scuole e tra i ragazzi…”. Parole sante, naturalmente. Ma poi, sempre il Corriere, “scopre” che quasi tutte le società di calcio di serie A hanno, tra gli sponsor, società in qualche modo legate alle scommesse. Il problema è di una gravità inaudita, anche perché oltre ai privati, che in parte si possono capire, quello che è davvero sconcertante è che il biscazziere principe, l’insospettabile protagonista sia lo Stato, che per incassare soldi abbandona ogni morale e ogni limite. Rovinando la salute e la vita di milioni di persone con i loro familiari. Su questo argomento ho scritto un saggio, pubblicato nel luglio scorso, “Ambiguità, emozioni e soldi con il raschia e vinci” ed. Aletti (scusate, lo so, è poco elegante l’autocitazione, ma è l’unica forma di pubblicità che mi posso permettere) ed ho avuto modo di rilevare, secondo i dati diffusi dallo stesso Ministero della Salute, che sono oltre un milione gli italiani ammalati di ludopatia, una patologia grave, caratterizzata dall’ossessione del gioco nelle varie forme, dalle scommesse sportive al lotto, dalle slot machine al Raschia e vinci”, al superenalotto. A proposito di quest’ultimo gioco il jackpot, per chi indovina la sestina vincente, si avvia verso i 160 milioni di euro, un’enormità, il premio più alto al mondo. Del “Raschia e vinci” ci sono attualmente in circolazione, con i vari giochi, almeno tre miliardi di schedine. Certamente ci sono molti vantaggi per l’erario ma mi chiedo se tutto ciò sia compatibile con la Costituzione, in particolare con l’art. 32 che recita testualmente ”la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”. A me sembra esattamente il contrario.
Fortunato Vinci - Agenzia Stampa Italia