(ASI) L'8 Marzo è da sempre un momento per ricordare le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne. Ciò nonostante la parità di genere, almeno per la percezione dei giovani, rimane ancora lontana.
Il gap nelle percezioni di uomini e donne emerge con forza se si confrontano i livelli di salario che un under 30 pensa che "dovrebbe arrivare a percepire" a 35 anni: oltre 78% delle giovani donne, infatti, pensa di non arrivare a guadagnare 2000 euro, contro il 71% degli uomini (GRAFICO 1). Se consideriamo i soli laureati le percentuali calano complessivamente, ma non il divario di genere: il 53,3% degli uomini si aspetta di prendere meno di 2000€ al mese contro il 69% delle donne (GRAFICO 2).
E' questo il pensiero giovanile intercettato dall'indagine del Rapporto Giovani (www.rapportogiovani.it) promossa dall'Istituto Giuseppe Toniolo in collaborazione con l'Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo, condotta su un campione rappresentativo su scala nazionale dei giovani tra i 19 e i 30 anni.
Seppur sfiduciate dalle difficoltà nel mondo del lavoro, le donne dimostrano d'altra parte di avere un maggiore senso di comunità. Questo si concretizza in un maggiore attivismo delle donne nell'ambito sociale, in particolare per quello che riguarda le esperienze di volontariato: il 51,3% delle intervistate dichiara di svolgere o avere svolto in passato esperienze di volontariato contro il 48,3% degli uomini (GRAFICO 3), risultato che si accentua tra i laureati: in questa categoria si riscontra una maggiore risposta partecipativa femminili (63,8%) rispetto a quella maschile (57,3%) (GRAFICO 4).
"Anche nelle generazioni più giovani, nelle quali le donne eccellono rispetto ai coetanei maschi - afferma Alessandro Rosina, tra i coordinatori dell'indagine - sia in termini di performance scolastiche che di titolo di studio, si riscontra una maggiore insicurezza delle ragazze rispetto al riconoscimento del valore del proprio capitale umano e una maggiore predisposizione ad accettare remunerazioni più basse rispetto a quelle considerate giuste e adeguate. Questo in parte riflette modelli educativi di genere tradizionalmente diversi, ma è anche la conseguenza di una constatazione che nel contesto italiano, per motivi sia culturali che strutturali, le opportunità continuano ad essere fortemente sbilanciate a sfavore delle donne".